MOSTRE.
U na curva di una strada che potrebbe essere ovunque e oltre, la Sardegna. Inizia qui, sull'Alghero-Bosa, un viaggio fatto con gli occhi spalancati su un mondo sempre visto, ma mai colto nella sua anima altra . Più semplice, più vera, anche più contaminata. Da nord a sud, tra i terreni divorati dal fuoco, al gregge che dorme sotto gli eucalipti, alberi della bonifica che hanno cambiato per sempre il paesaggio isolano, alla preziosa montagna di alghe addossate a un canneto. Ovunque. Fino al ginepro ancorato alla sabbia (di Cala Cipolla), testimone silenzioso di sardità, ultimo avamposto e dispensatore d'ombra. È un viaggio originale, denso di emozioni e di sorprese, quello che accompagna il visitatore di “Sardinian Postcards”, (Exma' fino al 21 settembre) la prima personale di Alessandro Toscano, giovane e talentuoso fotografo cagliaritano. Che ha voluto riscoprire, dopo diversi anni di vita dall'altra parte del mare, la sua terra.
Non sono cartoline di saluto dunque, ma di ritorno. Basta questo per dire con che occhi tranquilli Alessandro Toscano abbia riguardato la sua isola. «Volevo provare il gusto di perdermi a casa mia», racconta con un sorriso dolce che affiora sempre sul suo viso di trentenne. E se questa era l'emozione da restituire anche al visitatore, suggerendogli di guardare un orizzonte con l'incanto della sorpresa, Toscano ci riesce e lo fa con un garbo speciale. Perché le foto esposte in mostra, curata da Annalisa D'Angelo, non hanno, per scelta, la didascalia. Occhi che hanno viaggiato sapranno riconoscere alcuni luoghi, Portovesme su tutti, con una spiaggia all'ombra della torre della centrale elettrica, o l'affollata Cala Mariolu, e provare un senso di straniamento e insieme di realtà. Lui li chiama «magnetismo». La forza delle sue foto è nei particolari colti, per esempio, nei momenti di festa: ecco una madonnina portata in processione. Sullo sfondo un muro di blocchetti di cemento, nudi. «Non c'è paese della Sardegna in cui una processione non passi davanti a case non finite». Così come non c'è festa, in cui i giovani non esibiscano il simbolo di sardità (pantaloni in velluto) sposato al look d'ordinanza: taglio di capelli omologato, orecchino e lattina di birra. «È sempre la Sardegna, cambiata e uguale a se stessa».
Cartoline colorate, ma nessuna che assomigli a quelle ufficiali. Il mare si vede ed è bellissimo. Ma in acqua c'è un cercatore di metalli, armato di metal detector. L'ultima sorpresa sono tre piccoli video: «Giravo sempre con l'iphone che mi serviva come taccuino». Si sente il vento che sibila tra le pale eoliche, l'acqua dello stagno di Santa Gilla, leggermente increspata mentre i pescatori raccolgono arselle, e infine lo scroscio dell'acqua di un torrente che passa accanto a un terreno bruciato. Foto sonore, perfette.
Caterina Pinna