Il lodo arbitrale è esecutivo in attesa della decisione nel merito, fra due anni Tuvixeddu,
Ottantatré milioni e 850 mila euro passati dalla Regione alla “Nuova iniziative Coimpresa”, un mega versamento necessario per dar seguito a quanto stabilito da due successivi e recenti pronunciamenti della magistratura civile. È la somma ottenuta lo scorso 10 luglio dalla società di Gualtiero e Giuseppe Cualbu a titolo di risarcimento per la mancata realizzazione del progetto sui colli di Tuvixeddu e Tuvumannu a Cagliari, previsto in seguito a un accordo di programma siglato nel 2000 con Comune, Regione e privati: 48 ettari sui quali realizzare abitazioni, un parco archeologico e strade. Il piano era rimasto inattuato dopo la decisione, presa nel 2006 dalla Giunta di Renato Soru, di estendere i vincoli della necropoli punica. Stop a ruspe e camion, cancellate ville e palazzine. L'iniziativa aveva provocato un terremoto nelle casse dei costruttori, indebitatisi fortemente per portare avanti i lavori, e dato il via a un contenzioso legale lungo e complicato ma che, pur essendo ancora in corso, ha già prodotto effetti pesanti sulla liquidità regionale. L'azienda doveva intascare 77,8 milioni secondo quanto disposto oltre un anno fa da un lodo arbitrale: ne ha avuti sei in più considerando gli interessi legali maturati nel tempo.
IL PAGAMENTO Il “travaso” è arrivato a distanza di circa un mese dall'intervento dell'ufficiale giudiziario il quale, il 4 giugno, aveva pignorato alla Regione circa 125 milioni di euro, il 150 per cento dell'importo realmente dovuto a garanzia di capitale, interessi e spese. Il passo era stato compiuto perché dagli uffici di viale Trento non si decidevano a dar seguito all'ordine di pagamento in sostanza disposto dalla Corte d'appello civile di Roma, alla quale la Giunta di Francesco Pigliaru si era rivolta sperando di poter bloccare la procedura. Nulla da fare, lo scorso febbraio la richiesta di sospensiva dell'efficacia esecutiva del lodo arbitrale datato maggio 2013 era stata respinta e dunque la Coimpresa avrebbe dovuto ottenere quanto gli spettava entro breve tempo. Invece no. Così era arrivato il pignoramento, su richiesta dei legali della società Antonello Rossi e Alberto Picciau, seguito un mese fa dal versamento. Intoppo non da poco per la Regione, anche se la partita giudiziaria non si è conclusa. Solo nel novembre 2016 si terrà la discussione nel merito della causa, cioè lo studio approfondito delle ragioni di entrambe le parti e la valutazione finale sull'eventuale effettivo diritto dell'azienda al risarcimento.
L'ARBITRATO Allo stato però resta l'immediata efficacia di quanto disposto dal collegio arbitrale composto dal presidente emerito della Corte costituzionale Franco Bilè, dal docente universitario Nicolò Lipari e dal magistrato in pensione Gianni Olla (unico a dare parere contrario) che quindici mesi fa, in seguito alla causa intentata dagli avvocati della società, si era espresso a favore delle pretese della Nuova iniziative Coimpresa quantificando il danno in quei 77,8 milioni di euro. Somma che ora servirà principalmente «a pagare i debiti» sorti «durante il difficile periodo creatosi in seguito al blocco del progetto», ha spiegato l'amministratore delegato Giuseppe Cualbu.
Arrivati i vincoli sul colle, infatti, il Banco di Sardegna aveva ritirato un finanziamento da 28 milioni di euro e così aveva fatto anche Banca Intesa. Era dovuta intervenire la società madre Minoter che, per coprire i buchi, aveva venduto immobili per 8 milioni e svenduto azioni societarie. La sofferenza finanziaria aveva messo a fortissimo rischio la sopravvivenza dell'attività imprenditoriale, elemento che ha avuto un notevole peso nella decisione della Corte d'appello civile di Roma la quale, sei mesi fa, nel respingere la richiesta della Regione di sospendere la procedura di pagamento aveva spiegato che «in difetto di conclamata fondatezza del gravame, nella valutazione degli interessi va data priorità» alla società per la sua esposizione bancaria e per i riflessi «che l'indisponibilità della somma può avere». In sostanza, l'azienda rischiava di fallire.
IL RECLAMO L'amministrazione di viale Trento invece senza quella somma poteva sopravvivere trattandosi di «una percentuale ridotta del bilancio». Ecco perché, in attesa del giudizio di merito, la Giunta Pigliaru doveva pagare. Obbligo confermato anche da una successiva decisione degli stessi giudici di secondo grado i quali, a fine maggio, avevano respinto anche il “reclamo” che la Regione aveva presentato dopo aver perso il primo ricorso. Cualbu sarebbe potuto passare all'incasso fin dall'8 marzo scorso, ma ha atteso si trovasse una soluzione. Allora come oggi, ha spiegato, il suo obiettivo è « il dialogo con la Regione».
L'IMPRESA Coperti i debiti, il passo successivo sarà «cercare di dare una nuova vita alla società, creare posti di lavoro ed evitare altri danni», ha sottolineato l'amministratore delegato. Punto di partenza, e di arrivo, sarà quell'accordo di programma che, firmato quattordici anni fa, «è ancora in essere e prevede la riqualificazione di Tuvixeddu. La città non può permettersi di tenere in stato di abbandono un'area tanto importante, ampia e bella». Rispettare le intese dunque, «altrimenti dicano loro cosa vogliono fare, quali soluzioni si possono trovare». Nessuna voglia di un ulteriore scontro: «Abbiamo sempre cercato e dimostrato di avere la massima disponibilità al dialogo. Proprio di recente, qualche giorno fa, abbiamo scritto all'amministrazione regionale. Aspettiamo una risposta, sicuri che arriverà. Ora avranno a che fare con tante emergenze, prima o poi affronteranno anche questa».
Andrea Manunza