IL BILANCIO. Un colpo pesante per le casse pubbliche, la spesa rientra nel Patto di stabilità
L'assessore Paci: cercheremo di tagliare sulle voci meno urgenti Una botta pesantissima per le esangui casse regionali. Il bonifico di quasi 84 milioni di euro fatto dalla Ragioneria alla “Nuova iniziative Coimpresa” per l' affaire Tuvixeddu, imporrà tagli, sacrifici e rinunce. Con tanti soldi si sarebbero potute fare cose importanti, come ad esempio ristrutturare scuole disastrate, dare contributi alle imprese, finanziare centri antiviolenza e case d'accoglienza per le donne maltrattate, investire in cultura e musei, risarcire adeguatamente le popolazioni colpite dall'alluvione del novembre scorso (dato che lo Stato ha messo appena 20 milioni di euro), e via stilando un elenco infinito di necessità e urgenze.
Invece il collegio arbitrale «ha ritenuto di dover privilegiare l'impresa privata rispetto all'ente pubblico» e ha stabilito il versamento a stretto giro di posta. La richiesta di sospensiva, in attesa del giudizio di merito che arriverà tra due anni, non è stata accolta, la Regione ha dovuto sborsare gli 84 milioni, salvo poi eventualmente richiederli indietro se la magistratura dovesse decidere che l'impresa a cui è stato bloccato il progetto edilizio sul colle cagliaritano della necropoli punica non aveva diritto al maxi-risarcimento.
L'assessore al bilancio, Raffaele Paci, insieme con il presidente Francesco Pigliaru, ha combattuto, e la stessa operazione era stata tentata dal precedente esecutivo. La memoria difensiva presentata dall'ufficio legale della Regione al collegio composto dal presidente emerito della Corte costituzionale Franco Bilé, dal docente di diritto privato Nicolò Lipari, e dal magistrato in pensione Gianni Olla, spiegava «il grave pregiudizio che deriverebbe all'ente Regione e a tutta la comunità sarda dal pignoramento in pendenza del giudizio di impugnazione». Sottolineava che «l'importo in oggetto corrisponde a quasi il triplo di quanto destinato per gli ammortizzatori sociali, al triplo di quanto previsto per le politiche in materia di beni culturali, è equivalente allo stanziamento destinato all'incentivazione del sistema produttivo».
Insomma, si è cercato di convincere gli arbitri - dice Paci - «che sarebbe stato vitale non sottrarre quella cifra alle casse regionali, specificando comunque che l'ente pubblico è solvibile in ogni momento, mentre altrettanto non si può sostenere per il privato». Purtroppo non è bastato, «abbiamo ereditato questa situazione e non c'è stato verso di rinviare, di attendere il giudizio di merito del tribunale, previsto per il 2016. Non neghiamo che ci siano dei danni per l'impresa, ma una cifra così elevata è decisamente fuori scala, perciò siamo fiduciosi del fatto che in futuro ci daranno ragione», prosegue Paci.
A settembre la Giunta dovrà fare un assestamento di bilancio per recuperare gli 84 milioni di euro versati il 10 luglio alla “Nic”, spesa che tra l'altro rientra in pieno nel Patto di stabilità, ma che è stata comunque accantonata prima dei recenti accordi con il Governo. «Cercheremo di tagliare attenuando il più possibile l'impatto sociale», aggiunge l'assessore.
Per dare una misura del colpo inferto alle casse regionali, gli avvocati hanno estrapolato una serie di tabelle dal bilancio, con competenze e residui per le varie voci. Tra le altre, contributi in conto capitale alle imprese artigiane (72 milioni di euro), contributi in conto interessi alle imprese commerciali (13 milioni 700 mila), contributi per l'imprenditoria femminile (5 milioni). Ancora: fondo per l'assunzione di lavoratori socialmente utili (2 milioni 825 mila), piano per il lavoro (30 milioni); oppure trasferimenti ai Comuni per la gestione del patrimonio culturale (18 milioni 800 mila), per servizi realtivi a biblioteche, promozione della lettura, funzionamento dei centri per i servizi culturali Unla (11 milioni di euro).
Cristina Cossu