POETTO. Parlano gli addetti ai controlli
«C'è poco da fare: che sia figlio tuo o meno, vedi un bambino che rischia di annegare e ti butti. Anche se non sai nuotare. È un dovere morale. Ed è l'istinto. Ma l'istinto, a volte, ti fa commettere errori». Elia Borrelli è il bagnino dello stabilimento della Marina militare al Poetto. Fa questo mestiere da 14 anni. «La cosa più importante, oltre a tenere la testa del bimbo fuori dall'acqua, è mantenere il controllo di se stessi». Perché il vero nemico, in acqua, è il panico. Domato quello, ci sono le tecniche: «Si sta dietro la persona in difficoltà - spiega Andrea Vadilonga, in servizio al Lido - si passa un braccio sotto la sua ascella e si nuota a rana sul dorso. Il tempismo è tutto: un secondo in più o in meno sott'acqua può fare la differenza. Raggiunta la riva, bisogna distendere la persona in un punto pianeggiante». Con lui è di turno Paolo Pischedda, che avvisa: «Chiamate subito il 118. E chi non è esperto di tecniche di soccorso non provi a rianimare nessuno; si rischiano fratture delle costole e perforazioni dei polmoni. Qui al Lido c'è un'infermeria con una dottoressa presente dalle 8 alle 19,30».
Voci competenti da una spiaggia presidiata. Ieri, domenica da bandiera rossa per il maestrale, erano 25 i bagnini in servizio nel tratto cagliaritano: uno ogni 80 metri, come da ordinanza della Capitaneria. Solo il Comune ne ha sei. Li gestisce la Sarda Ambiente, una onlus di Quartu. Alessandro Liori, 26 anni, ieri mattina era di turno alla prima fermata dalle 8 alle 12. «Controllo lo specchio d'acqua di mia competenza. Ma facciamo di tutto», spiega: «Sabato, per esempio, due senegalesi davano fastidio a una ragazza. Ho telefonato ai carabinieri, ma non potevano intervenire e mi hanno detto di rivolgermi alla polizia, che aveva qui davanti due moto d'acqua: le ho raggiunte col pattino e ho avvisato gli agenti». Il problema, per lui, sono le vespe, attratte dai rifiuti abbandonati nel recinto del windsurf club. Quando qualcuno viene punto entra in campo lo stick emolliente, che sta nella valigetta di primo soccorso: ogni bagnino ne ha una, fa parte delle dotazioni insieme a pattino, barella, salvagente e mezzo marinaio. Dentro ci sono un pallone Ambu (per le respirazioni artificiali), mascherine, garza, cotone, acqua ossigenata, bombolette di ossigeno. Il primo soccorso fa parte del corso per il brevetto. «Nei casi gravi si avvisa il 118 - spiega - la settimana prossima sarà attivato un ambulatorio a Marina Piccola».
Più avanti, gli interventi più frequenti quest'inizio stagione riguardano punture di aragne (tràcine). A Le Palmette Alessandro Toppetta vigila sulla zona di sicurezza delimitata dai galleggianti bianchi, quella dove l'acqua raggiunge massimo un metro e 60 di profondità, e che barche e windsurf non oltrepassino le boe arancioni a 200 metri dalla riva. Due anni fa gli toccò tirare fuori un ragazzo: «Coma etilico. In acqua. Gli amici erano ubriachi quanto lui».
Pierpaolo Defraia, brevetto ottenuto nel 1983, è uno dei sette bagnini di turno ieri negli altrettanti stabilimenti della cooperativa Golfo degli Angeli. «L'acquaticità delle persone è aumentata tantissimo», dice: «Anni fa vedevo ragazzini dell'hinterland entrare in acqua con le onde grosse per poi farsi prendere dal panico, ora c'è più consapevolezza».
Marco Noce