CONSIGLIO COMUNALE.
Maggioranza spaccata sul regolamento per gli edifici non abitativi
Graduatoria, negati i 4 punti a chi occupa stabili pubblici
Bastone e carota. Contemporaneamente, mica in alternanza. Così sono sempre state trattate le persone che occupano abusivamente stabili comunali non destinati ad abitazione: da una parte la Procura li iscrive nel registro degli indagati, dall'altra il Comune regala quattro punti in più in graduatoria a chi, appunto, “sfonda” e prende possesso di un caseggiato pubblico, come ad esempio le ex scuole. Alla faccia di chi, pur non avendo un tetto sopra la testa, l'occupazione abusiva non la fa e si ritrova scavalcato da chi ha meno remore (o si trova in stato di bisogno ancora più estremo, secondo altre letture) in graduatoria.
LA NOVITÀ Tutto questo è finito mercoledì sera, quando il Consiglio comunale a schiacciante maggioranza ha approvato il nuovo regolamento proposto da Gennaro Fuoco, del Gruppo misto, eletto nella lista di Futuro e libertà: quei quattro punti in più, chi vive in stabili non per abitazioni (compresi quelli comunali occupati), d'ora in poi se li scorda. Per questioni di «pace sociale», cioè per evitare di ritrovarsi le 21 famiglie di abusivi sotto il Municipio con i forconi in mano, è passato anche un emendamento di Fabrizio Rodin, del Pd, presidente della commissione Politiche sociali: chi ha conquistato i quattro punti entro il primo maggio scorso, se li tiene.
Un successone, per quanto riguarda l'unità d'intenti del Consiglio, questa votazione trasversale a maggioranza schiacciante. Solo in teoria, però, perché gli unici tre ad aver votato contro - protestando parecchio - sono della maggioranza: Piergiorgio Meloni è del Pd, Giorgio Cugusi e Marisa Depau sono invece di Sel, cioè del partito cui appartiene il sindaco Massimo Zedda, che pure si era dichiarato favorevole alla modifica del regolamento e all'emendamento, introdotto nel vano tentativo di non provocare fratture in maggioranza. Una quarta consigliera (anche questa di Sel), Francesca Ghirra, ha votato a favore, ma soltanto dopo aver dichiarato che l'avrebbe fatto esclusivamente per disciplina di partito, in quanto era contraria.
DISSIDENTE Marisa Depau, come sempre quando si tratta di case popolari, è la più agguerrita: «Meglio che gli sfrattati occupino gli stabili comunali che spendere 3.500 euro al mese a famiglia per pagare una locanda», sbotta: «Si colpiscono i disperati e non chi vende la casa popolare comunicando, in cambio di quindicimila euro, che sta per lasciarne una per trasferirsi in un'altra: appena esce, gli occupanti entrano con le chiavi. La Giunta», aggiunge, «preferisce che negli stabili vuoti vadano le associazioni, non i disperati senza un tetto sotto il quale dormire. Si fa solo repressione e non si aiuta chi ha occupato a trovare un'altra sistemazione. Inutile essere di Sel, se non la si pensa così».
L'OPPOSIZIONE Chi tenta di domare l'incendio, paradossalmente si chiama Fuoco ed è dell'opposizione: per il consigliere del Gruppo misto, «non stiamo colpendo chi ha occupato per necessità. Stiamo invece evitando di penalizzare chi rispetta la legge, risparmiandogli la beffa». Sulla stessa lunghezza d'onda Rodin (Pd), che ha proposto la sanatoria per chi aveva già conquistato i quattro punti “sul campo”: «Il vecchio regolamento del centrodestra era un incentivo all'occupazione degli stabili pubblici non destinati ad abitazione. Inoltre, nel bilancio ci sono 1,9 milioni per i contributi per il pagamento degli affitti».
IL DECRETO Per chi occupa stabili pubblici non adibiti ad abitazioni - tra cui l'ex scuola Mereu in viale Regina Elena, l'ex scuola in via Zucca a Pirri, quelle di via Flumentepido e via Cinquini -, i tempi si fanno duri. Un nuovo decreto di fatto impedisce gli allacci delle utenze: niente acqua (Abbanoa ha già iniziato a ottemperare) e nemmeno energia elettrica. Come dire: non vi cacciamo via, però levatevi di torno.
Luigi Almiento