Claudio, è molto bella questa cosa che hai accettato di venire qui a Uta a fare lo scrittore ospite al nostro festival della leggerezza, che sei venuto qui a fare l'ambasciatore romano nella bassa Sardegna, CLAUDIO MORICI in trasferta, A UTA: no, macchè. È molto bello che sei venuto a vedere cosa facciamo quando siamo in Sardegna noi sardi che di solito incontri a Roma, questa combriccola di sradicati isolani che ogni sera vedi affaccendati nelle loro faccende romane di migranti che vivono di espedienti, genitori e baristi un po' artisti e un po' falliti, un po' esaltati e un po' depressi; noi utesi e decimesi e cagliaritani affittuari di case malsane in quartieri popolari di una città che se ne frega di tutto, e figurati di noi; è bello che quest'anno sei venuto a leggere le tue storie di scrittore urbano in perenne crisi post adolescenziale o presenile, è bello che sei venuto, così finalmente capisci. Perchè tu hai capito, Claudio, lo so. Quando sei arrivato al Poetto, la sera prima del festival, e ci hai visto lì sderrigati senza ombrellone e senza crema solare, sorridenti come melograni ma felici davvero, fino al midollo; nel momento in cui sei arrivato in spiaggia e hai detto “Ah, allora è così”, e c'era la città intera lì al Poetto in quel pomeriggio che pure era ventoso e un po' coperto, e c'erano da fare mille migliaia di cose per il festival eppure noi per quell'ora lì eravamo sorridenti e lievi; tu hai capito, Claudio. E così non ti chiederai più cosa diavolo hanno da sospirare questi sardi paesani brontoloni nelle tarde sere romane, ti ricorderai del Poetto, del tuo arrivo lì, tu bianco cadaverico magro scrittore urbano giunto impreparato a fine luglio mentre diecimila corpi cagliaritani in forma e abbronzati ti dicono in coro che l'estate è l'unico motivo per tirare avanti sempre; ti ricorderai della faccia di Paola e di quella di Giovanni, lì sderrigati senza paura di niente che non sia il tramonto; ti ricorderai di Santa Maria di Uta, della tua lettura tra centinaia di sconosciuti paesani che ti hanno subito voluto bene, che hanno riso alle tue battute, anche quelle sciapide o criptiche o assurde, e che subito hai sentito quella gente come una seconda famiglia possibile, non solo un pubblico di non compatrioti ma gente che in una prossima vita potrebbe essere il tuo popolo, e che è il nostro, un popolo accogliente e aperto quando dà il meglio di sé, e per fortuna capita, come in spiaggia a fine luglio o in un festival a Uta, ti ricorderai e capirai, e perdonerai i nostri mugugni romani, e magari verrà anche a te, per un'ora o due, il rimpianto di luglio al Poetto».