Non vogliono essere trattati diversamente dagli altri: vogliono soltanto pagare l'acqua che consumano. Per questo, dicono, servono contatori per ogni famiglia e non uno unico di cui è intestatario il Comune. Da lunedì scorso Abbanoa ha interrotto la fornitura e le persone che occupano l'ex scuola Mereu davanti ai Giardini pubblici, sette famiglie, sono con i rubinetti asciutti. In piena estate, con temperature elevate.
Domani saranno davanti al Comune e se non basta, spiegano, andranno in Curia per chiedere l'intervento dell'Arcivescovo. A loro è arrivata la solidarietà di alcuni consiglieri comunali e dell'Unione inquilini, ma non basta: «Qui abbiamo la residenza da tre anni e ci serve l'acqua», dice Silvia Spiga, «ci sono anche disabili e bambini». L'accusa è contro il gestore idrico ma anche contro l'amministrazione cittadina intestataria dell'utenza che, secondo loro, non avrebbe saldato le bollette.
Il distacco arrivato «senza neanche preavviso», precisano tutti all'unisono, non è una situazione nuova: era accaduto anche l'anno scorso, poi tutto era rientrato nella normalità. «Togliere l'acqua è un atto inaccettabile e stupisce che una Giunta di sinistra permetta queste cose», aggiunge Antonio Savona dell'Unione inquilini. Uomini e donne respingono l'idea che donne e bambini siano trasferiti in case-famiglia: vogliono restare dove sono da tre anni. «Ci diano l'acqua e i contatori», aggiunge Silvia Spiga, «perché non disturbiamo nessuno. Vogliamo vivere in modo umano e civile».
Alessandro Atzeri