GIOVEDÌ, 22 GENNAIO 2009
Pagina 1 - Cagliari
Primi interventi per riqualificare il rione, la Regione ha stanziato circa 500mila euro
Sotto i terrazzi fatiscenti (da abbattere) ha sempre prosperato anche il traffico di droga
Il recupero abitativo completo è bloccato dal Comune che contesta il progetto di Rem Koolhaas
CAGLIARI. Quasi mezzo milione di euro per abbattere le piastre del Favero, nei palazzoni di Sant’Elia. I lavori sono stati finanziati dalla Regione con 495mila euro e prevedono quattro mesi di lavoro. Si tratta del primo passo per la riqualificazione abitativa di Sant’Elia «nuova» (i palazzoni, appunto). «L’intervento era atteso da tempo non solo per la situazione di grave degrado esistente, ma anche per la pericolosità dei vecchi manufatti del complesso del Favero - ha spiegato la settimana scorsa Francesco Licheri presidente dell’Area (l’ex Iacp) - con un successivo intervento, in corso di progettazione, l’Area proseguirà nel recupero e nella riconversione dei piani terra resi disponibili a seguito della demolizione delle piastre che dovranno ospitare locali commerciali e attività produttive e servizi per gli abitanti del quartiere». I primi lavori di sistemazione erano stati fatti dalla Regione prima dell’estate, subito dopo un’assemblea tra gli abitanti a cui partecipò anche il presidente Renato Soru. Le piastre rappresentano una specie di piano ammezzato che collega i vari palazzi e che, nelle intenzioni inziali, dovevano essere un momento di incontro tra gli abitanti del quartiere. Invece sono diventate tutt’altro e permesso, al pianterreno, di nascondere molti luoghi utilizzati per lo spaccio di droga.
La riconversione dei piani terra, però, è ancora lontana: sarà possibile quando la riqualificazione abitativa di Sant’Elia diventerà realtà. Per il momento c’è solo l’affidamento da parte della Regione allo studio Oma di Rotterdam, che fa capo a Rem Koolhaas, dell’incarico di redigere il master plan per il nuovo volto del rione. Ma per poter intervniere occorrono le varianti urbanistiche da parte del Comune, che non c’è: l’amministrazione municipale ha precisato che le indicazioni tecniche fornite dalla Regione sono insufficienti.
«L’emarginazione e l’abbandono hanno creato i problemi di cui soffre Sant’Elia. E oggi in certe parti del rione, soprattutto nei palazzoni, c’è uno spaccio intenso. Ma il dramma è che se, con la bacchetta magica, si potessero eliminare questi traffici una fetta di popolazione non avrebbe più di che vivere», come spiegò Gian Mario Selis, già presidente del consiglio regionale e candidato sindaco di Cagliari, attuale consigliere comunale del Pd. Queste affermazioni Selis le espresse alla presentazione del progetto di riqualificazione dei palazzoni (per il cui intervento sono già disponibili 35 milioni di euro).
La parte vecchia del quartiere era stata costruita tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta del secolo scorso, e quella nuova (i palazzoni) negli anni Settanta. Ma i servizi di cui si era tanto parlato, e che sarebbero dovuti essere parte integrante dell’intervento, non si sono mai visti. Allora si parlava molto di edilizia popolare, ma non esistevano ancora i concetti di integrazione e, di fatto, con Sant’Elia venne realizzato un ghetto. Negli anni Settanta un gruppo di cattolici, di cui faceva parte Selis, fece un’indagine attenta del rione e saltò fuori che l’intervento necessario era (ed è) soprattutto di carattere sociale e occupazionale.
In questi ultimi anni Sant’Elia è diventato un po’ il simbolo di una città cresciuta male con l’occhio attento più alla speculazione edilizia, che alla crescita armonica del territorio. L’urbanistica (quando c’era) aveva dimenticato che la città si forma attraverso i percorsi di vita che permette di realizzare. Gli spazi urbani, insomma, non sono solo luoghi dove abitare, ma spazi dove socializzare, giocare e vivere. Ma per questo occorrono sia una forma urbana adeguata (vie, piazze, punti di incontro, collegamenti ecc.), che servizi e stimoli: diversità e interessi differenti tra le persone che vi abitano. E questo a Sant’Elia, e tra i palazzoni in particolare, non è mai stato realizzato.
Da alcuni anni a questa parte il rione è diventato la cattiva coscienza della città e molte amministrazioni vi si sono misurate. Con la giunta comunale guidata da Mariano Delogu sono stati attivati interventi di riqualificazione per Sant’Elia vecchia, col recupero dell’ex Lazzareto e l’avvio del primo «Contratto di quartiere». Poi con Emilio Floris si è cantierato il discorso del porticciolo e avviati altri interventi. Recentemente sei milioni e 660mila euro sono stati investiti nel recupero della parte vecchia del borgo: per il «Contratto di quartiere II», finanziato con fondi statali e comunali. Ma quello che ancora manca è un’operazione seria verso i palazzoni. La Regione, però, ha predisposto un progetto specifico di riqualificazone e tovato i primi finanziamenti, ma il Comune l’ha contestato. Il piano faceva parte dell’accordo di programma firmato il 28 marzo del 2008 dal sindaco Emilio Floris e dal presidente della Regione Renato Soru. Ma un mese dopo la maggioranza consiliare del centrodestra non l’ha ratificato. In quell’occasione il primo cittadino aveva affermato che i singoli problemi sarebbero andati avanti ugualmente, ma dopo nove mesi non c’è stato alcun passo avanti.