Diciassette fotografi tutti sotto i 31 anni selezionati da Salvatore Ligios. Una mostra itinerante in diversi centri, si comincia da Cagliari
di Giacomo Mameli
.CAGLIARI. Salvatore Ligios, che dalle Georgiche e dalle Bucoliche di Villanova Monteleone ha innovato il dibattito culturale facendo scoprire alla Sardegna il valore della fotografia, ha 65 anni. Ma per raccontare l'isola 2014 ha rottamato, come si usa oggi. Col lanternino delle competenze ha scelto fotografi che di anni ne hanno meno di 31 e il mondo – anche quello nuragico – lo declinano con gli hastag e twittter. E li ha messi insieme nel progetto che ha chiamato, appunto, «Meno 31».
Se ad Armungia, il paesino di Emilio Lussu, ci va Simone Mizzotti 31enne da Crema, master in immagine contemporanea a Modena, reduce dalla Cina dello Zhejiang dopo essere stato in Perù e sulla Costa Verde, puoi scoprire un'altra Sardegna che «è vera quanto quella costruita da megaliti di basalto o dai giganti di Monti Prama», dice il fotografo mentre percorre i sentieri di Murdega dove il Cavaliere dei Rossomori osava inerpicarsi doppietta in spalle. Per poi sentir dire dal giovane lombardo, «intriga più l'innesto dell'olivastro».
E gli innesti, gli sguardi esterni – quelli di altri cinque fotografi mandati dall'etnosociologo Ligios a Villaverde, Neoneli, Lula, Villasor e Gonnesa – li vedremo tutti durante alcune mostre (la prima in Marina, via Napoli, a Cagliari il 18 luglio) che avranno la cornice conclusiva ad Arzachena, nel verde delle Vigne Surrau, principale sostenitore della manifestazione giunta alla quarta edizione e che assegnerà un premio di cinquemila euro al «progetto fotografico più meritevole». Perché – spiega Ligios citando altri quaranta fotografi sardi messi miracolosamente insieme – lo scopo è quello di «scoprire e scoprirci, portando la Sardegna in Europa e l'Europa in Sardegna». Perché dal 2006 in poi Ligios – quello che ha battezzato "Su Palatu" nel paese dov'è nato facendolo uscire dall' isolamento secolare a scatti di obiettivo – ha fatto percorrere centomila leghe sotto i nuraghi a fotografi di Belgio e Slovacchia, sono giunti Nanna Saarhelo dalla Finlandia e Eivind H. Natviìg dalla Norvegia. Dalla Turchia Burku Koknar, dal Portogallo Johao Pina. Per non citare fotografi di mezza Italia (Giuliano Matteucci, Luca Gabino, Silvia Pazzola, Lorenzo Maccotta) con altri maghi dello scatto da Francia e Bosnia, Yann Gross dalla Svizzera a Andreas Laszlo Konrath dalla Gran Bretagna. Professionisti che sono stati ad Alghero e Arzachena, Atzara e Ittiri, Mara e Osilo, Uri e Romana, Ulassai e Tempio, Sedilo e Palau, Ghilarza e Carbonia, Pozzomaggiore e Ploaghe, Cagliari e Ozieri, Paulilatino e Bitti.
Che cosa ci raccontano? Flavio Scollo (Moncalieri, trentenne, inviato a Villaverde, in sardo Bàini): «Non amo le grandi città, il senso di solitudine dei condomini. Villaverde ti dà il senso della comunità. Nell’unico bar del paese passano tutti e ti salutano con un colpo di clacson. Quello che a me sembra un paradiso per i miei coetanei del posto sembra essere più un purgatorio. Tutti collaborano per fare anche di piccole cose un'occasione di festa. Con un po' di fregola, qualche lumaca arrosto, un po' di vino e la compagnia di amici allora sì che è una festa. Sindaco e vice, i ragazzi della Pro loco fanno di tutto per animare un paese. A costo zero. Perché ci credono».
Guido Gazzilli, 31 romano diplomato allo Ied, documentarista della scena underground della musica internazionale, è stato «nell'incanto di Neoneli», così come il palermitano Andrea Musicò non vi dirà mai, come usa in Sardegna, che Lula è «un paese di bombe e banditi». No «perché sono stato accolto come un figlio e un fratello e forte è nei cittadini il senso di comunità unita dall'appartenenza a una stessa sorte». L'oristanese di 25 anni Gian Marco Porru, ha passato i suoi giorni a Villasor «recuperando sensazioni che ho ritrovato rileggendo Il sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare». Così come, frugando nella memoria del passato di gallerie e pozzi, l'iglesiente Laura Marchiori, vincitrice del Premio nazionale delle Arti, si è sentita quasi «estranea in un territorio dove la miniera è ovunque».
Dice Ligios: «Questa rassegna si confronta con le proporzioni morali, i recinti dell'uomo, le scappatoie dell'oblio. Dopo la rivoluzione del turismo, con la disoccupazione lacerante, la riflessione diventa evocativa. Che a confrontarsi con la memoria sia una generazione giovanissima è specchio inclemente di un tempo che non sa declinare il futuro e si ripiega sul passato. Imprescindibile, come il nome richiede, la regola dei 31 anni non ancora compiuti per selezionare i partecipanti, 17 giovani promesse della fotografia internazionale esposti in altrettanti paesi della Sardegna. Undici europei e sei italiani per raccontare un contemporaneo in cortocircuito tra passato e futuro, i giovani di Germania, Spagna, Francia, Lettonia, Russia, Svezia, Polonia, Inghilterra e Italia a condividere un percorso di emancipazione dal passato dei padri per costruire un futuro proprio e inedito. Per poi capire che Germania è Sardegna, che Sardegna è Svezia, che l'Europa tutti ci racchiude».
La giuria è composta da: Felix Hoffman, curatore del C/O di Berlino; Mindaugas Kavaliauskas, fondatore del Kaunas Photo Festival in Lituania; Elisa Medde, managing editor di Foam Magazine; Sandro Iovine, giornalista; Martino Demuro, presidente delle cantine Surrau diventate mecenati d'arte.