Troppi gli spazi distrutti e abbandonati. Frau: «Bisogna anche conservare la memoria»
Le ferite dei bombardamenti trasformate in discariche
Le ferite dei bombardamenti sono ancora evidenti. In alcune zone di Castello il tempo si è fermato al 1943, tra le macerie dei palazzi. Diversi spazi inutilizzati sono stati trasformati in parcheggi, discariche e ripostigli e l'assessore Paolo Frau annuncia che col Piano particolareggiato del centro storico sarà previsto il recupero di quelle aree.
«Lì dentro fanno di tutto», commenta un anziano residente indicando un rudere tra via Cannelles e via Lamarmora. «Credo che lo usino come discarica. Ma negli spazi nascosti del quartiere ci sono anche attività illecite e nessun può dire niente»: l'uomo chiede di mantenere l'anonimato perché se il rione alto della città non è più pericoloso come un tempo, tra gli abitanti esistono ancora codici da rispettare. «Dove ci sono i palazzi distrutti c'è spesso un viavai di gente, in alcuni casi si tratta di residenti abusivi mentre altri vanno per buttare rifiuti. Ma c'è chi parla anche di piante di marijuana», racconta un'altra residente, rigorosamente anonima. «Non ci sono più i vigili e non c'è controllo - aggiunge - una volta ho fatto una segnalazione alla Polizia e la pattuglia si è fermata sotto casa per chiedermi informazioni, mostrando a tutti che li avevo chiamati io: non si fa così, altrimenti ci facciamo fa gli affari suoi».
A Castello non ci sono solo la Cattedrale, il palazzo Regio e altri edifici di pregio storico: spazi distrutti e abbandonati si trovano tra via Canelles, via Lamarmora e via dei Genovesi, nella parte alta di piazza Palazzo e di fronte a piazza Carlo Alberto. Negli ultimi anni ci sono stati tanti interventi di riqualificazione nel centro storico che hanno fatto sparire i tetti bombardati da Stampace e dato nuova vita alle strade di Castello ma nel cuore della città le ferite provocate dagli alleati bruciano ancora.
A fine mandato Emilio Floris aveva portato in Aula il Piano particolareggiato del centro storico ma la Giunta Zedda aveva poi deciso di bloccarlo. «C'era molto da rivedere in quel piano - spiega l'assessore all'Urbanistica Paolo Frau - ma ora il lavoro degli uffici e della facoltà di Architettura è alle battute finali e siamo vicini alla nuova adozione».
Cosa cambierà per i vuoti urbani di Castello? «Il precedente piano imponeva la ricostruzione di edifici identici a quelli abbattuti dalle bombe ma non è più condivisa la scelta di puntare sul falso storico e abbiamo stabilito che potranno essere realizzate strutture differenti, sempre rispettando la sagoma, le altezze e il ritmo di aperture e finestrature».
Ma non tutti i resti dei bombardamenti sono destinati a sparire. Uno degli edifici distrutti è Palazzo Aymerich con il portico Laconi che collegava via Canelles e via Lamarmora. Il progetto di recupero ha avuto un iter tortuoso e l'anno scorso il Consiglio di Stato ha cancellato i vincoli che nel 2006 avevano bloccato il cantiere. «Stiamo dialogando con la proprietà perché in una parte di quell'area vorremmo che fossero mantenuti gli effetti dei bombardamenti - annuncia Frau - perché è giusto sistemare gli edifici distrutti ma è importante anche conservare la memoria e mostrare cosa è una guerra. E proprio in questo periodo ne abbiamo bisogno».
Marcello Zasso