Eventi Cagliari, Nuoro e Ulassai omaggiano l'artista a un anno dalla scomparsa
C i perdonerà, Maria Lai, se sta montando attorno alla sua figura un quasi movimento sociale, una carta di civiltà dell'arte. Ma è colpa sua. È lei che è stata grande, come donna, artista e maestra di vita.
E adesso, a un anno dalla morte, avvenuta ad aprile 2013, si fa fatica a contenere quel fiume carsico che è stata la sua poetica e la sua arte, che sono una cosa sola. Non si sa quasi da dove cominciare per una ricognizione sulla vita e le opere, perché, come un'ape operaia, Maria nei suoi 93 anni ha prodotto una storia dell'arte parallela, che contempla tutto, o è suscettibile di farlo, dai Giganti di Monte Prama a Marina Abramovich, dal satiro danzante di Mazara del Vallo a Pistoletto. Escludendo, magari, tutta l'arte sensazionalista, il teschio di diamanti e cose così. A Maria interessava il silenzio, non il sistema dell'arte. E dal suo laboriosissimo silenzio, dal suo rigore, dalla sua quarta naturale dimensione, ha saputo incidere sul - nostro - mondo, di qua, di là dal mare, poco importa, recentemente era a Berlino, fra poco sarà a New York, ma adesso è qui, fra noi, in una crescente “mariamania”, o in un “tutti pazzi per Maria”, in un “calendario mariano”, che arriverà fino a novembre, e che si è aperto ieri, al Palazzo di Città, impacchettato di rosso da Antonio Marras, che proprio ieri mattina, mentre sistemava il suo allestimento, è inciampato con una ceramica di Maria in mano e, per salvarla, si è lievemente infortunato: quanto basta per fargli percepire la divertita presenza dell'amica-maestra.
In conferenza stampa, ghiaccio in mano, Marras confessa che non voleva fare nessun intervento. Convinto dai direttori dei musei, con l'artista Claudia Losi, ne ha fatti due, a Cagliari e al MAN di Nuoro, che inaugura oggi alle 19 la seconda tappa di questa grande antologica dal titolo “Ricucire il mondo”. Domani la terza mostra, alle 11,30, alla Stazione dell'Arte di Ulassai. Tre istituzioni museali in sinergia, un importante sponsor (Banco di Sardegna) e un capillare lavoro di ricognizione di opere da parte della nipote Maria Sofia Pisu presso collezionisti privati, hanno prodotto un evento che porta avanti Cagliari nella candidatura di capitale europea della cultura, ma propone finalmente anche un'idea corale di offerta del territorio. Anna Maria Montaldo, direttrice dei Civici Musei, Lorenzo Giusti e Barbara Casavecchia direttore e curatrice della mostra al MAN, Cristiana Giglio, direttrice della Stazione dell'Arte, hanno dimostrato che orchestrare una mostra insieme è magari più complesso ma ha tutta un'altra ricaduta sul luogo. A Palazzo di Città è l'incipit, dagli anni '40, con il vasto corpus di disegni e tempere, libri cuciti, lavagne e geografie, fino agli anni '80 con paesaggi, terrecotte, pani, presepi e telai. E con il video dell'intervento collettivo clou di Maria Lai, quel “Legarsi alla montagna”, del 1981, che anche il MAN documenta, proseguendo il percorso dagli anni '80 agli ultimi lavori, dando spazio agli interventi ambientali e performativi. Si compone di undici opere ambientali il percorso proposto ad Ulassai, purtroppo alcune devono essere restaurate: l'appello, di Cristiana Giglio, è quello di “adottare un'opera” per finanziarne il recupero, pena la perdita. Invece di Maria non si deve perdere nulla: lo dimostra l'installazione di Marras e Losi a Nuoro, dove una tessitura di fili metallici parte dall'esterno del MAN e lega dentro una stanza materiali minori, da mercatino: cartoncini d'auguri, grafiche, gioielli, stoffe, ricami. Minutaglie, frammenti di operosità, che valorizzano il percorso di rigore di quest'artista che ha vissuto come un'artista, capace di illuminare tutti gli oggetti del mondo. Compresi i barattoli di pelati, che Maria e la sorella Giuliana hanno fatto diventare un fantastico bestiario.
Raffaella Venturi