Quattro italiani su dieci sotto i mille euro, ma il 13% non arriva a 500
ROMA Pensioni fame e conti in rosso: 6.8 milioni di persone ricevono dall'Inps meno di mille euro e, tra loro, 2.1 milioni restano addirittura sotto i 500 euro. Le cifre arrivano dall'Istituto di Previdenza che fa il punto sul 2013 segnato dalla crisi, con l'aumento nel ricorso agli ammortizzatori, e dagli effetti della riforma Fornero con il crollo degli assegni liquidati. Intanto il gigante nazionale della previdenza tira un sospiro sul versante conti: sconta ancora un “rosso” di quasi 9,9 miliardi di euro ma assicura «la sostenibilità del sistema». Grazie all'intervento previsto dalla legge di stabilità, infatti, il patrimonio dell'Istituto è stato fatto salvo (salirà a 29 miliardi nel 2014) e il buco si va ridimensionando (scenderà a 7,9 miliardi).
Lo stesso commissario straordinario dell'Inps, Vittorio Conti, garantisce sulla tenuta finanziaria del sistema ma non trascura il nodo «dell'adeguatezza» delle pensioni. Il tasso di trasformazione della retribuzione è inevitabilmente messo a rischio da una crescita anemica e da un lavoro precario.
Il commissario suggerisce di lavorare su due fronti per rimediare: da una parte rendere «più equa la nuova architettura» previdenziale, senza stravolgimenti, inserendo «elementi di flessibilità» per lavoratori precoci o per attività usuranti; dall'altra sviluppare la previdenza complementare.
Il commissario propone ad esempio di «destinare a forme di previdenza complementare il trattamento di fine rapporto» e invita a ridurre la «frammentazione» che caratterizza i fondi che operano nel settore. Il passo più rilevante è però la “busta arancione”, che, come ha annunciato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, andrà in sperimentazione a fine anno.
Un'operazione trasparenza per dare a ciascuno l'indicazione su quale sarà la pensione che lo aspetta a fine carriera, dando ai cittadini elementi indispensabili per diventare artefici del proprio futuro pensionistico.
Intanto i cambiamenti del sistema sono sotto gli occhi di tutti, la riforma Fornero durante il 2013 si è fatta sentire, falciando le liquidazioni: rispetto all'anno prima i dipendenti privati hanno subito un calo del 32% per le pensioni di anzianità-anticipate e del 57% per la vecchiaia. Non è andata tanto diversamente per gli impiegati pubblici, con un dimezzamento degli assegni. Se il numero delle nuove pensioni ha registrato un tonfo le prestazioni a sostegno del reddito non hanno fatto altro che crescere: per cassa integrazione, mobilità, disoccupazione, comprese Aspi e MiniAspi, sono stati erogati 23,6 miliardi di euro.
I numeri spaventano i sindacati, che si appellano al Governo: la Cgil sottolinea la necessità di proseguire il confronto, la Cisl chiede di allargare il bonus degli 80 euro ai pensionati, mentre per la Uil occorre mettere subito mano alla Governance dell'Inps data «la scadenza del 30 settembre dell'attuale gestione commissariale».
Marianna Berti