Pubblicità elettorale. Prime vittime della par condicio
Le regole per i manifesti elettorali: 30 giorni prima del voto gli spazi devono essere divisi equamente fra i concorrenti.
C'è chi ride, pensando a uno scherzo, c'è chi impreca lanciando insulti politicamente scorretti agli avversari. Ma tant'è: la faccia sorridente di Ugo Cappellacci, sui cartelloni pubblicitari disseminati per la città, sparisce sotto un foglio di carta adesiva grigia. Per gli automobilisti fermi al semaforo di viale Ciusa il rebus si risolve subito dietro l'angolo: a Renato Soru, imbrattato da una pennellata di bianco, tocca medesima sorte.
MANIFESTI OSCURATI È la par condicio. I candidati premier alla Regione, l'uno del Pdl, l'altro del Pd, finiscono oscurati tutti e due (assieme a qualche altro politico), a trenta giorni dal voto e in ogni angolo della città. Così vuole la legge che disciplina la propaganda elettorale per garantire stesso spazio e identica visibilità a tutti i partecipanti alle elezioni regionali del 15-16 febbraio. Un lavoraccio per gli operai comunali che, in fretta e furia, hanno dovuto oscurare circa duemila manifesti dei due politici in corsa per la poltrona di governatore in viale Trento. Giovedì scorso, a mezzanotte spaccata, è scaduto il termine per i loro poster elettorali, rimasti affissi a pagamento (come avviene per la pubblicità di qualsiasi prodotto) per qualche settimana: da venerdì 16 gennaio di Soru e Cappellacci non c'era più traccia sui cartelloni elettorali, né sugli spazi pubblici gestiti dal Comune né su quelli acquistati da ditte private.
LA NORMATIVA La legge (che poi è la 212 del 1956, più volte ritoccata) non transige e impone il divieto (pena pesanti sanzioni pecuniarie) a decorrere dal trentesimo giorno precedente la data fissata per le elezioni, «di ogni forma di propaganda elettorale luminosa o figurativa, a carattere fisso in luogo pubblico». Da questo divieto, dice la legge, sono escluse le insegne indicanti le sedi dei partiti. E sempre in base all'articolo 6 di questa norma, la Regione, nella circolare inviata a sindaci, responsabili degli uffici elettorali e dirigenti delle prefetture, precisa che «deve ritenersi proibita ogni forma di propaganda figurativa o luminosa, come ad esempio quella a mezzo di cartelli, targhe, stendardi, tende, ombrelloni, globi, monumenti allegorici, palloni aerostatici ancorati al suolo».
ALTRI DIVIETI Da venerdì scorso è vietato anche il lancio dall'alto di volantini elettorali in vie o piazze così come nei negozi, nei cinema e nei teatri (ma non la distibuzione manuale dei volantini, che risulta ammessa). Nulla sfugge al legislatore: l'uso di altoparlanti nelle auto è consentito solo per preannunicare l'ora e il luogo dei comizi e solo dalle 9 alle 21.30 del giorno della manifestazione e di quello precedente.
ULTIMA FASE Ora, consegnate le liste, inizia la propaganda elettorale con volantinaggio e pannelli. La Giunta comunale ripartirà gli spazi (generalmente vicino alle scuole), in ugual misura fra tutti coloro che ne abbiano fatto domanda. E volti e slogan dei candidati andranno in “pasto” ai futuri elettori. Senza sborsare un euro per la tassa di pubblicità. ( c.ra. )
20/01/2009