Cagliari gioca le sue carte nella partita per il titolo di Capitale europea della cultura: dal 1985 l'Unione Europea designa due Stati membri l'anno, e nel 2019 saranno di turno Italia e Bulgaria. Le città vengono scelte non solo per le loro caratteristiche ma soprattutto per il programma di lavoro che intendono realizzare durante l'anno di selezione, con l'obiettivo di valorizzare la molteplicità e la ricchezza delle culture delle differenti aree europee.
Superata la prima scrematura fra le venti partecipanti, il capoluogo sardo, insieme ai centri dell'area vasta, ai Comuni affacciati sul Golfo degli Angeli e a parte del Sulcis Iglesiente, è fra le sei papabili: le altre sono Lecce, Matera, Perugia-Assisi, Ravenna e Siena. Il verdetto arriverà in autunno: nel frattempo, sottolineava ieri mattina ai giornalisti Zedda, Cagliari vivrà mesi densi di occasioni culturali e godrà di una visibilità internazionale gratuita su giornali, riviste, tv, internet.
Anche in questo senso partecipare è più importante che vincere. L'ha fatto capire Massimo Mancini, il direttore artistico del progetto, spiegando perché ha scelto di invitare a Cagliari Steve Pourcell: «Insegna Sviluppo culturale internazionale all'università di York, in Inghilterra», racconta. «Quell'ateneo sostenne la candidatura di Newcastle come Capitale europea della cultura per il 2008: vinse Liverpool, Newcastle arrivò seconda, ma il processo messo in atto in quest'ultima fu tanto ricco e stimolante che tutti ne parlarono più che della vincitrice». La speranza, in caso di mancata vincita, è che Cagliari possa replicare quell'esperienza. (m. n.)