CONSIGLIO COMUNALE.
Ieri il dibattito sulla nascita del nuovo ente
Gli entusiasti, i dubbiosi, i decisamente contrari (come Pierluigi Mannino, “Patto per Cagliari”, che ha bollato la questione con una parafrasi shakespeariana, «tante poltrone per nulla», o Marisa Depau, Sel, che giudica la novità un «carrozzone inopportuno»): i consiglieri comunali si dividono trasversalmente sulla futura nascita della città metropolitana di Cagliari. Il nuovo ente locale, sulla scia di quanto sta già avvenendo per 10 grandi città della Penisola, dovrà riempire il vuoto che si creerà con la fine delle Province ma anche garantire servizi meglio integrati col territorio e distribuirne equamente i costi, che oggi gravano principalmente sui residenti nel capoluogo.
IN AULA Un'ora e mezza di interventi in aula, ieri, e alla fine la decisione, prendersi alcuni giorni per discuterne tra forze politiche e arrivare a un ordine del giorno da presentare alla Regione prima che l'assessore Cristiano Erriu presenti in Consiglio il testo che disegnerà il futuro istituzionale dell'Isola. Tappa successiva, il coinvolgimento degli altri Comuni interessati, a partire dai 16 dell'area vasta e infine l'ipotesi, evocata da Marco Murgia (Pd) e sposata dal presidente dell'assemblea Ninni Depau (Pd), è quella di un'assemblea fra consiglieri comunali dei centri coinvolti.
L'ITER Le città metropolitane già istituite nelle regioni a statuto ordinario hanno competenze vecchie (ereditate dalle Province) e nuove: piano strategico del territorio metropolitano; organizzazione dei servizi pubblici; mobilità e viabilità; coordinamento dello sviluppo economico e sociale; informatizzazione e digitalizzazione. Nelle Regioni a statuto speciale serve una legge regionale, con la possibilità di disegnare percorsi specifici. A partire dai confini, magari evitando di ricalcare quelli (troppo ampi) delle attuali Province. Cagliari - dove ogni giorno, per studio, lavoro o adempimenti vari, dall'hinterland si riversa un esercito di 300 mila persone - ha i requisiti, e il Consiglio comunale vuol dire la sua.
I RUOLI Posizioni divaricate sull'ipotesi che a guidare il nuovo ente debba essere il sindaco del Capoluogo: Francesca Ghirra (Sel) ha parlato a favore di un'ipotesi di «decentramento», Gennaro Fuoco (Misto) ha paventato il rischio di un «conflitto di interessi», Sandro Vargiu (Riformatori) ha sottolineato che il doppio incarico sarebbe «gravoso», Claudio Cugusi (Misto) preferirebbe un «direttore generale». (m. n.)