CONCERTI. L'ensamble cagliaritano diretto da Schellenberger
regala una bella ventata di note limpide
L a musica barocca vista con gli occhi del Novecento ha suoni che si animano in guizzi degli archi ripresi da legni e ottoni. Danze e musica pura: Le Tombeau de Couperin è una suite di sei movimenti dedicati da Maurice Ravel ad altrettanti amici caduti in guerra. Un omaggio al padre della musica francese che Hans-Jörg Schellenberger guida con gesti precisi, trovando piena rispondenza nella sensibilità dei Solisti del Teatro Lirico di Cagliari. Una ventata di note limpide che, sabato al Lirico di Cagliari, passano dal flauto di Riccardo Ghiani al violino di Gianmaria Melis, per arricchirsi di echi con l'intero ensemble dei Solisti. Melodie riflesse in un gioco di squadra che parte dagli archi, col violino di Roberto Castellani, le viole di Maurizio Minore e Martino Piroddi, il violoncello di Emanuele Galanti, il contrabbasso di Simone Guarneri. E in cui si inseriscono l'oboe di Salvatore Chierchia, il clarinetto di Pasquale Iriu, il fagotto di Patrick de Ritis; il corno di Lorenzo Panebianco. Mai fuori dalle righe, forte di un'eleganza brillante e composta che ben si addice a Ravel, prende così forma un intreccio sonoro di grande equilibrio, che nella versione per undici strumenti curata da Wolfgang Renz, si traduce in un gioco di alternanze continue tra strumenti. Con un virtuosismo che i Solisti del Teatro caricano di coerenza con coesione e intesa che viene dalla lunga dimestichezza e porta a un'interpretazione di preziosa finezza.
Una chiave di lettura che ritorna nei Quadri di un'esposizione . Non è facile per una formazione ristretta restituire la suggestione voluta da Mussorgsky, eppure l'Ensemble del Teatro Lirico traduce con classe e ricercata freschezza un capolavoro a cui Schellenberger dà un tocco tranquillo e rigoroso per una riscrittura ricercata e delicata.
Greca Piras