Allo studio un protocollo per la prevenzione e una carta dei diritti
Chi nasconde le lacrime, chi un occhio nero col fondotinta. Chi riceve a fatica i soldi per la spesa mensile. Chi muore dentro, quando non arriva a perderla per davvero, la vita. Si scatena in modi diversi, il femminicidio. Una volta per tutte. Oppure giorno dopo giorno, in un lento logorio, nel silenzio delle mura domestiche. Succede così che le 177 vittime registrate a livello nazionale nel 2013 rappresentino solo l'apice di un fenomeno ancora sommerso, analizzato ieri durante un convegno organizzato a Palazzo Regio dall'Associazione nazionale funzionari di Polizia. Un percorso di aggiornamento e riflessione destinato a cittadini, forze dell'ordine e istituzioni che, ognuno con il proprio ruolo e potere, collaborano nella prevenzione e repressione, nell'elaborazione di normative e strategie d'aiuto che diano alle donne il coraggio di dire basta. Di sentirsi autonome, forti nel scegliere se stesse anziché un amore sbagliato.
LE CIFRE Rispetto al 2012 il trend è crescente. Sul territorio nazionale come in quello regionale, dove opera una rete formata da nove centri antiviolenza e quattro case rifugio. «Nei quattro anni di attività», ha spiegato Silvana Migoni, presidente dell'associazione cagliaritana Donne al traguardo, «abbiamo raccolto quasi novecento contatti e avviato 569 prese in carico, 225 solo nel 2013». La fascia d'età più colpita è dai 40 ai 52 anni, l'80 per cento con figli minori. Donne casalinghe e lavoratrici, diplomate e laureate, perché la violenza è ovunque. E subdola, come dimostrano i 23 casi di stalking risalenti sempre all'anno scorso, e i dietro front di molte donne. Incapaci, dopo la prima presa di coraggio, di tagliare con il passato.
LA REPRESSIONE Oltre a intervenire direttamente con 1.070 ammonimenti e oltre 2.500 divieti di avvicinamento, si lavora per una presa in carico globale e costante, dove al primo contatto segue l'accompagnamento attivo verso le strutture e professionalità più indicate. E dove le donne possono acquisire consapevolezza dei propri diritti, ed esercitarli. Per questo, tra le novità in cantiere a sostegno della normativa vigente, ci sono la sottoscrizione di un protocollo d'intesa per la prevenzione dei reati e la redazione di una carta dei diritti. Servirà a informare le vittime anche della possibilità del patrocinio gratuito e dell'avviso della richiesta di revoca delle misure cautelari.
Clara Mulas