Rassegna Stampa

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Industria della cultura, da noi è sconosciuta: agli ultimi posti in Italia

Fonte: web SardegnaOggi.it
25 giugno 2014

 

Industria della cultura, da noi è sconosciuta: agli ultimi posti in Italia
La Sardegna è agli ultimi posti nell’industria della cultura. Nella nostra regione solo il 2,3% delle imprese (poco più di 10mila) opera nel settore: in Italia sono quasi 500mila (7,3% del totale). L'analisi della Cna: "Molte opportunità con la programmazione dei fondi Ue per il settennio 2014-2012: la filiera turistico-culturale asse strategico su cui costruire il rilancio della nostra economia".



CAGLIARI - La nostra regione, al contrario del resto d’Italia, non mette a frutto il suo grande patrimonio culturale traducendolo in valore aggiunto e posti di lavoro. Lo testimoniano i dati contenuti nel report “Fondazione Symbola-Unioncamere, Io sono Cultura - Rapporto 2014”, realizzato dalla Unioncamere e dalla Fondazione Symbola in collaborazione con la Regione Marche.
Su 443.458 imprese che in Italia fanno parte del cosiddetto Sistema produttivo culturale (che rappresenta il 7,3% delle imprese complessivamente registrate in Italia) solo 10.349 sono sarde e rappresentano una percentuale ancora minima, il 2,3%, di tutte le imprese isolane. E se in Italia la cultura rende 74,9 miliardi di euro, pari al 5,4% della ricchezza nazionale e dà da vivere a un milione e 300mila persone (il 5,8% del totale degli occupati italiani), nella nostra regione queste percentuali sono molto più basse: nel 2013 nell’isola il valore aggiunto del sistema cultura è stato di 1.061,9 milioni di euro, pari all’1,4% della ricchezza totale prodotta dal settore in Italia e al 3,7% del totale del valore aggiunto prodotto in Sardegna dalle aziende private.
OCCUPAZIONE. Sul fronte occupazionale il documento indica che le sole imprese del Sistema produttivo culturale danno lavoro a 1,3 milioni di persone, il 5,8% del totale degli occupati in Italia (1,5 milioni, il 6,2%, se includiamo pubblico e non profit). In Sardegna il settore occupa invece attualmente 26.500 lavoratori, pari al 1,9% del totale nazionale degli occupati del settore cultura e al 4,4% del totale degli occupati sardi. Qualche segnale positivo arriva dalle donne: per numero di imprese femminili nel settore culturale la Sardegna occupa infatti cinque delle prime dieci posizioni, rispettivamente con Nuoro, Olbia Tempio, Medio Campidano, Sassari, e Carbonia Iglesias. Nonostante l’industria della cultura abbia risentito della crisi e le imprese si siano trovate a rivedere l’organizzazione dei processi produttivi (in un anno è stata registrata una riduzione dell’1% il totale dei dipendenti impiegati nel Sistema Produttivo Culturale), secondo l’analisi dell’Unioncamere esistono comunque ancora notevoli opportunità d’impiego. Per il 2014 nelle imprese con almeno un dipendente sono state programmate quasi 33mila nuove assunzioni.

L'EXPORT DELLA CULTURA SARDA. Il rapporto tra le esportazioni culturali e il valore aggiunto dell’intera economia ha registrato in Italia una percentuale del 3 per cento. Ma anche in questo caso la Sardegna si distingue per una scarsissima predisposizione ad esportare la propria cultura. Tra le regioni italiane la nostra si classifica infatti agli ultimi posti con una percentuale dello 0,2%. Peggio, nel 2013, ha fatto solo la Calabria (0,1). La Sardegna è poi fanalino di coda nella cosiddetta “specializzazione culturale delle esportazioni” con una incidenza minima, 1,1%, dell’export culturale sul totale delle esportazioni regionali (la media italiana è del 10.7%). Lombardia e Veneto sono, invece, le regioni che, in termini assoluti, esportano maggiormente cultura. In particolare, nel 2013, il Veneto ha venduto beni del sistema produttivo culturale pari a 9,5 miliardi di euro e la Lombardia per 9,2 miliardi di euro.

TURISMO CULTURALE. Dati assolutamente negativi anche sul turismo culturale in Sardegna, regione che non riesce ancora a valorizzare adeguatamente e tradurre in termini economici il suo immenso patrimonio culturale. A livello territoriale, il Centro e il Nord- Ovest italiano sono le aree con una maggiore quota di spesa turistica attivata dalle industrie culturali, con un valore che oltrepassa i quaranta punti percentuali (rispettivamente 43,0% e 41%); nel Nord-Est, invece, la quota si assesta intorno ai trentacinque punti percentuali (35,2%), mentre risulta ancora inferiore nel Mezzogiorno (29,7%). E la nostra regione? Nel 2013, con le sue imprese, è riuscita ad attivare una spesa turistica 579 milioni di euro (il 2,2% della spesa turistica culturale nazionale), pari al 22,7 % dell’intera spesa turistica sarda. Una miseria se si pensa al miliardo e 796 milioni attivati dal Piemonte che sulla cultura ha attivato il 47,2% della intera spesa turistica).

L'ANALISI. "Il settore della cultura, come conferma il report dell’Unioncamere - dichiarano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale Cna (Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa) - rappresenta una enorme opportunità di sviluppo per il futuro della Sardegna, considerando anche le risorse che i fondi europei dedicano allo sviluppo imprenditoriale della produzione culturale. Un mondo sempre più interdipendente, segnato da una globalizzazione senza freni, da un consumismo massificato che tutto appiattisce e omologa, prodotti, gusti, dimensione culturale, offre alla Sardegna una straordinaria opportunità se sapremo valorizzare i tratti distintivi che ci caratterizzano, integrando lo straordinario patrimonio dei saperi e delle produzioni di qualità con un'offerta turistico-culturale che può diventare uno degli asset strategici su cui costruire il rilancio della nostra economia".