Il direttore d'albergo parla di ospitalità, concorrenza dei b&b e maleducazione
Barbon: quello che i cagliaritani non sanno sulla città
«Cagliari è la Salerno-Reggio Calabria del turismo: un cantiere perpetuo, un progetto mai concluso».
Renato Barbon dirige l'hotel Regina Margherita, cento stanze quattro stelle per centonovantatré ospiti che pagano da ottantacinque a duecento euro a notte. Trevigiano, moglie (sarda) e due figlie, ha quarantacinque anni e vive in città per scelta dal 1990. Passa in rassegna vizi e pregi del capoluogo partendo da un presupposto incontrovertibile: «Abbiamo un tesoro e non sappiamo sfruttarlo».
La prima volta in Sardegna?
«Incredibile ma vero: militare di leva in missione nel poligono di Perdasdefogu. Lasciata la divisa, ho lavorato a Pula per la prima stagione turistica».
Perché nessuno costruisce nuovi alberghi?
«Ce ne sono abbastanza, assieme a un'enormità di b&b. Se non cambierà completamente il mercato, la situazione resterà così ancora per molto».
Concorrenza sleale dei bed and breakfast?
«Dovrebbero uscire dalla zona grigia, da questo limbo. Una società che gestisce un albergo sopporta una tassazione molto pesante, non si può dire altrettanto dei b&b. Giusto che ci siano, ma regolamentati».
Cosa manca all'industria delle vacanze?
«La presa di coscienza che siamo su un'isola e devono essere realizzate le infrastrutture: trasporti innanzitutto, compresi quelli interni. E poi mi chiedo come sia possibile accettare di andare in spiaggia mentre a qualche centinaio di metri sparano a tutto spiano per un'esercitazione militare. È accaduto pochi giorni fa a Porto Pino. Manca solo che portino due-tre vagoni di scorie nucleari, così oltre le bandiere blu avremo quelle fosforescenti. Forse siamo viziati, viviamo in un museo a cielo aperto, di certo non lo usiamo come dovremmo. Una buona fetta del turismo si muove sul binario culturale, bisognerebbe prendere esempio dai francesi».
È una città turistica?
«Ha tutte le carte in regola per esserlo, deve solo volerlo. È indispensabile mettere chi ci sceglie nelle condizioni di godere la vacanza, purtroppo spesso non avviene».
Un esempio?
«I croceristi devono percorrere un chilometro senza incontrare una toilette pubblica efficiente. La facciano pagare, ma la fascia dai sessanta agli ottant'anni - l'unica oggi in grado di spendere - non può essere trattata in maniera così superficiale. Se gli americani avessero quattro delle nostre pietre cariche di storia attorno costruirebbero una città. Siamo viziati e commettiamo l'errore imperdonabile di trascurare una ricchezza enorme».
Cagliaritani ospitali?
«L'ospitalità va intesa come professionalità nell'offrire i servizi, i turisti pretendono standard internazionali con l'impronta del territorio».
Vuol dire che sono inospitali?
«Sono sicuramente molto generosi».
Il Poetto attrae ancora?
«È stata una spiaggia bianca molto bella, l'acqua di un colore splendido. Oggi è un po' più triste. C'è una strategia per addolcire l'impatto di tutto ciò che la circonda, il problema sono i tempi».
Cagliari capitale della cultura nel 2019 è un sogno?
«Ci credo, le carte ci sono tutte. Su cultura e turismo negli ultimi anni sono stati fatti tagli importanti. Sarebbe un modo per recuperare un po' del tempo perduto».
L'angolo più bello?
«Me lo chiedo da tanti anni, sono indeciso, è difficile dare un voto a Monte Urpinu, al colle di San Michele o ai quartieri storici. Tuvixeddu tutti lo conoscono per una lite tra un costruttore e la Regione, ma è la più grande necropoli punica del Mediterraneo. Dovrebbe essere utilizzata per portare il maggior numero di vacanzieri e nessuno lo fa. Stesso discorso per l'anfiteatro. Comune, Provincia e Regione vivono sullo stesso territorio - e sono convinto che abbiano buone intenzioni - però si rimpallano continuamente doveri e oneri: chi fa cosa?»
Il punto più brutto?
«Vedo solo la maleducazione di pochi, per esempio quella che spinge ad abbandonare oggetti vecchi per strada. E lì scatta il solito problema: chi li deve raccogliere?»
In albergo resistono i ladri di saponette e ciabatte?
«Fa parte del merchandising, chi li porta via farà pubblicità all'albergo in qualche parte del mondo».
Quanto è importante Ryanair?
«Molto, però il sistema va diversificato, perché quando raggiunge il monopolio un vettore rischia di avere troppo potere».
È una città cara?
«Sì per la vita quotidiana, meno per i turisti. Il problema però è la qualità di ciò che si offre oltre il sole e il mare».
ppaolini@unionesarda.it