T ogliamoci subito il dente. Cominci presto una nuova era, dopo l'uscita dalla scena cagliaritana di un personaggio assolutamente unico, forte, economicamente potente, influente su diversi livelli, solitario e irascibile come pochi, dotato di generosità concreta e manìe invincibili. Una nuova era nella comunicazione (il Cagliari sfrutta un centesimo del suo potenziale d'immagine), nel rapporto con la storia del club (sempre stato timido l'approccio con l'ingombrante epopea dello scudetto), nel clima stesso che si è respirato fino a ieri in viale La Playa e ad Assemini, una paura cieca di vivere il Cagliari a misura propria e non secondo le lune di chi la guida. Massimo Cellino ha dato a questa società praticamente tutto quello che Tommaso Giulini “eredita”: una struttura solida, un'immagine rispettabile, 17 campionati di Serie A in 22 anni di gestione, un centro sportivo fra i migliori d'Europa, un brand - per dirla alla Giulini - al quale basta una robusta iniezione di affabilità per decollare. A pelle, il nuovo proprietario della società appare lontano mille chilometri dal Cellino style, da quel geniale cowboy al vetriolo che al primo anno da presidente conquistò l'Europa. Il Cagliari, e alla sardissima Fluorsid lo sanno bene, è più che una squadra. È un sentimento, a Giulini il compito di renderlo più buono. (e.p.)