Ecco le mail dei fantomatici investitori a stelle e strisce per dare credito al bluff sullo stadio
Scambi di persona, avvocati mai comparsi, archistar vere, tante chiacchiere e richieste inevase
È il 27 febbraio 2012 quando l'avvocato Alberto Quartaroli riceve la prima mail dall'indirizzo avv.riccardi@yahoo.com.
A scrivere è il sedicente Emanuele Riccardi , colui che Luca Silvestrone ha presentato come il legale rappresentante del fondo americano intenzionato a costruire uno stadio da 50 milioni di euro a Sulmona ma che nessuno ha mai visto in faccia né sentito al telefono. Secondo sia Quartaroli che Maurizio Scelli , l'ex deputato cugino di Silvestrone che inizialmente aveva fatto da sponsor politico all'iniziativa, l'avvocato Riccardi in realtà non è mai esistito. E a scrivere quelle mail altri non era che lo stesso Luca Silvestrone.
LA PRIMA MAIL Il 27 febbraio Riccardi si presenta a Quartaroli definendosi «il referente unico e capo del progetto della New Generation Stadiums, società che sta per realizzare un nuovo impianto polifunzionale a Sulmona», «il costo complessivo dell'operazione è valutato attorno ai 50 mln di euro». Poi sottolinea che «i referenti italiani dell'operazione sono il Cav. Luca Silvestrone ed il Dr. Enrico Biserni». Infine precisa a Quartaroli quale sarà il suo ruolo: «Lei sarà il rappresentante americano dell'operazione, quindi mi aspetto che si relazioni con gli organismi preposti in mia vece, con la massima autorità».
I PRIMI DUBBI Passano i mesi e non ci si sposta dalla chiacchiere. Tanto che il 26 aprile l'avvocato Quartaroli, che grazie alla sua credibilità ha coinvolto nel progetto l'archistar Matt Rossetti , scrive preoccupato una mail al presunto Riccardi e a Silvestrone. «A questo punto - chiede comprensibilmente Quartaroli - io devo necessariamente avere maggiori informazioni sul fondo, del quale tuttora non so nulla. Ho bisogno di un incontro al più presto con Riccardi o almeno una telefonata. Ho parlato oggi con Matt Rossetti sulla base delle istruzioni di Luca». E ancora: «(Rossetti) sarà in Italia dal 6 maggio e chiedeva se fossimo disponibili per il 7 che verrebbe a Sulmona». Pronta arriva la risposta del sedicente Riccardi: «Leggo con piacere la tua mail. Allora faccio mandare a Rossetti subito il progetto. Il 7 se va bene al Sindaco ok». È quella l'occasione perché Quartaroli e Scelli vedano finalmente in faccia il fantomatico Riccardi, se non fosse che lui stesso precisa: «però attenzione io non ci sono perché l'8 abbiamo la firma del contratto a Dubai. Alberto bisognerebbe che tu andassi assolutamente. Avverto Luca immediatamente per l'organizzazione». Quel giorno l'incontro in Comune a Sulmona si farà e la presenza di Rossetti, che era in Italia per altri affari (esattamente come Dan Meis che il giorno dopo l'incontro col sindaco Massimo Zedda a Cagliari era atteso a Roma per la presentazione del progetto del nuovo stadio giallorosso), convince tutti del fatto che si tratti di una cosa seria.
LA SCOPERTA DEL BLUFF Il 26 maggio però il bluff di Silvestrone è ormai al capolinea. Sia Scelli che Quartaroli sono certi che non esista alcun fondo Usa e che Riccardi altri non sia che Silvestrone stesso. Così il sedicente Riccardi tenta di mettere una pezza con due lunghissime mail in cui scrive cose così: «Noi che ESISTIAMO siamo gente seria. E le mail LE SCRIVO IO perché Luca scrive molto meglio in italiano, e non è irruento come me», «io esisto e sono una persona seria». Poi spiega che se nessuno lo può vedere né sentire è perché «per l'esperienza acquisita ho adottato un mio modo di lavorare che può piacere o meno, ma è il mio. E non lo cambio per Scelli né per nessuno. Con Luca ho un rapporto particolare perché con lui, oltre che il lavoro, abbiamo condiviso e condividiamo altre esperienze molto particolari ed importanti. Per questo abbiamo deciso di adottare in ogni operazione una strategia che spesso è risultata vincente».
Strategia che, guarda caso, consiste nel delegare tutto a Silvestrone: «Io ho nominato Luca alla guida dell'operazione, lui sarà il direttore generale della costituenda filiale italiana e nostro portavoce. Quindi con lui ognuno deve avere rapporti, non con altri, me compreso. Lui riferisce a noi. Se questo metodo di lavoro non va bene, non posso farci nulla. Fino a che non abbiamo contrattualizzato tutti non possiamo dare informazioni sulla nostra operazione. Quindi è inutile chiedere conferme, verifiche o altro». Naturalmente nessuno gli ha creduto. E da quel momento del mega progetto di Sulmona, così come dell'avvocato Riccardi, non si è saputo più nulla.
Massimo Ledda