Il Piano di riorganizzazione del 2006 non è mai andato oltre il progetto
Nell'ex caserma la Presidenza e due assessorati
Deposito per carri merci, campo di calcio, caserma. Ora gigantesca foresta tra i ruderi nel cuore della città. Negli ultimi cento anni quella che è conosciuta come Stallaggio Meloni (tra la ferrovia, i vigili urbani e viale Trieste) ha subito diverse metamorfosi che però non hanno evitato il disastroso destino dei giorni nostri. Eppure la sorte di quella conosciuta anche come caserma Trieste sembrava segnata, quando l'ex presidente della Regione Renato Soru nel 2006 decise di riorganizzare la pianta degli uffici regionali e realizzare in quell'area - trasferendola da viale Trento - la presidenza. Un progetto che non andrà mai oltre il titolo su una brochure.
L'EX CASERMA L'area, che ha un'estensione di 20 mila metri, sino al 1936 era di proprietà della famiglia Meloni che la utilizzava come deposito di carri merci. Negli anni Venti, quando furono realizzati i binari della ferrovia, fu costruito il campo da calcio che ospitò la prima partita del Cagliari. Alcuni anni prima dell'inizio della Seconda guerra mondiale i terreni furono espropriati dall'Aviazione legionaria perché strategici nell'appoggio logistico al franchismo impegnato nelle incursioni aeree in Spagna e per realizzare, tra via Nazario Sauro e viale Trieste, la scuola ufficiali (distrutta dai bombardamenti). La caserma Trieste (da qui il nome della strada) dopo la fine della guerra passò all'Esercito che nel 1973 la cedette alla Regione. Grazie a un accordo col Comune, una porzione fu ceduta a titolo gratuito alla Polizia municipale (dove oggi sono ospitate le sezioni Motorizzata e Antinfortunistica) e all'assessorato all'Urbanistica di via Nazario Sauro. Il resto dell'ex caserma Trieste da allora è rimasta praticamente inutilizzata e i ficus retusa cresciuti selvaggi sono diventati i dominatori incontrastati dell'area, inglobando e distruggendo (aiutati dal tempo e dalle intemperie) i muri delle camerate e delle officine militari.
PIANO DI RIORGANIZZAZIONE L'ex presidente Soru nel Piano per la riorganizzazione degli uffici regionali decise di accentrare gli uffici cagliaritani sparsi per la città nel polo compreso tra viale Trieste, viale Trento, via santa Gilla e le Ferrovie. Il progetto consisteva nel vendere gli immobili regionali non utilizzati o non più strategici. I 150 milioni ricavati dalle dismissioni - le stime del mercato immobiliare otto anni fa erano ben diverse da quelle attuali - sarebbero poi serviti per la costruzione di nuovi assessorati e uffici e per il finanziamento di opere pubbliche. Lo studio era molto approfondito e in linea con la tutela dei dipendenti perché prevedeva la razionalizzazione e l'ottimizzazione degli spazi secondo le nuove regole della sicurezza sul lavoro. Nei terreni dell'ex caserma Trieste sarebbe dovuto sorgere un edificio di circa 20 mila metri quadrati destinato alla Presidenza e agli assessorati al Bilancio e patrimonio e alla Cultura, istruzione, sport e spettacolo. La stessa costruzione avrebbe dovuto accogliere anche l'agenzia Sardegna promozione, la sala stampa, l'auditorium e spazi per i dipendenti. Una volumetria importante. Sfruttando un accordo raggiunto col Comune nel 2000, era previsto il trasferimento di oltre 86 mila metri cubi dal piazzale Trento al nuovo polo regionale. Non è tutto, nel progetto elaborato da Soru era prevista anche la realizzazione di due piani interrati da destinare a parcheggi, in grado di accogliere circa 1.100 posti auto.
LA REGIONE Quel piano - come detto - è rimasto sulla carta. La gestione del patrimonio regionale è affidata all'assessorato agli Enti locali, che ha la sede con vista sull'ex caserma. «Il Piano elaborato nel 2006 da Soru è di difficile attuazione», afferma l'assessore regionale agli Enti locali, finanze e urbanistica Cristiano Erriu. «Per due motivi fondamentali: primo, mai le vendite potranno raggiungere i 150 milioni stimati dal progetto; secondo, il bilancio non ci consente queste operazioni». Che ne sarà dell'area? «Il patrimonio regionale - precisa Erriu - rientrerà in un sistema complessivo per la sua valorizzazione».
Andrea Artizzu