Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Nessuna discriminazione»

Fonte: La Nuova Sardegna
15 gennaio 2009

GIOVEDÌ, 15 GENNAIO 2009

Pagina 1 - Cagliari

Comune. Immigrati e limite minimo di superficie, la maggioranza risponde alle accuse 



Tavolacci: vogliamo solo che abbiano una vita dignitosa



Paura di un trattamento diverso nei confronti degli extracomunitari

CAGLIARI. «No, noi non vogliamo affatto discriminare gli immigrati per quanto riguarda il problema della casa», precisa Massimiliano Tavolacci, Udc e presidente della commissione comunale consiliare all’Urbanistica. «Nel regolamento - continua - a cui fa riferimento la Giunta per stabilire le dimensioni minime si parla di misure molto basse».
La norma si riferisce alle condizioni indispensabili per ottenere il «ricongiungimento familiare» ed è stata approvata dalla Giunta (ma dovrà ricevere il sì definitivo dal Consiglio). Nel documento si traducono alcune indicazioni nazionali legate all’accoglienza, ma «in modo discriminatorio verso gli immigrati», ha affermato l’altro ieri Ninni Depau (capo gruppo del Pd). Ed è per questo che l’atto amministrativo è stato «stoppato», secondo l’opposizione; «momentaneamente sospeso», per la maggioranza. Come accennato la delibera fissa il limite minino di metri quadri che l’appartamento deve avere per permettere il «ricongiungimento». Per una famiglia di 1 o 2 persone l’alloggio non deve avere meno di 45 metri quadrati, per 3-4 non meno di 60, per 5 non meno di 75 e per 6 non meno di 95. Che ognuno possa (e debbano) vivere in una abitazione adeguata è cosa che tutti si augurano, ma vi sono tantissime famiglie che abitano in dimensioni minori di quelle accennate. Allora perchè imporle agli immigrati?, fare questo non è, nei fatti, un atto discriminatorio?
«No, innanzi tutto va precisato - continua Tavolacci - che nella norma citata si dice anche che si “considera comunque adeguato l’alloggio di almeno due vani, escluso cucina e servizi, quando il nucleo familiare è costituito di due persone; se di una sola persona, allora basta un vano”. Quindi molto meno di 45 metri quadri».
Resta il problema, però, che chi è cittadino italiano non ha problemi, mentre per un immigrato che vuole fare il «ricongiungimento familiare», oltre al lavoro deve avere anche un alloggio non inferiore a certe dimensioni, altrimenti non gli danno il permesso. «Da parte nostra non c’è alcun intento discriminatorio. Noi vogliamo che vi siano dimensioni minime di vivibilità: è questo l’obiettivo, far sì che vivano in condizioni umane».