Il governo si impegna a inserirlo nella legge di stabilità con la riduzione dell’Irap. Voto di fiducia sul maxiemendamento
di Nicola Corda w
ROMA Fiducia inevitabile sul decreto Irpef, il governo non ha scelta. La richiesta arriverà quasi certamente stamani alla ripresa dei lavori di Palazzo Madama dopo l’avvio della discussione generale di ieri. L’esecutivo blinderà con un maxiemendamento il testo licenziato dalle commissioni Bilancio e Finanze dove è inserita la riduzione fiscale da 80 euro. Dopo una serie di verifiche tecniche, non è stato possibile estendere la misura alle famiglie monoreddito con più figli a carico come aveva chiesto il Nuovo centrodestra. «Un tradimento» denuncia Forza Italia, misura spot per le altre opposizioni, ma governo e maggioranza si sono impegnati a inserire l’estensione nella legge di stabilità. Stessa sorte subisce la riduzione dell’Irap per le imprese che comparirà nella delega fiscale. Nel testo c’è lo slittamento della Tasi al 16 ottobre per quei comuni che non hanno ancora stabilito l’aliquota per il 2014. Sul fronte delle imposte si riaprono anche i termini per la rateizzazione delle rate di Equitalia: le nuove richieste potranno essere presentate entro il 31 luglio. Nonostante l’impegno del governo, dalla Corte dei conti arriva un giudizio molto severo. Nel rapporto sull’efficacia della finanza pubblica presentato dal presidente Raffaele Squitieri, «i bonus e i prelievi di solidarietà» vengono considerati dei «surrogati», scelte selettive che sono all’origine di «un sistematico svuotamento della base imponibile dell’Irpef». Una critica accompagnata da una valutazione della politica fiscale nel suo complesso «poco disciplinata» e dove il prelievo è ancora «eccessivo e mal distribuito, di quattro punti sopra la media europea». Per il governo la finanza pubblica resta la preoccupazione principale e il ministro dell’economia Padoan spiega che l’Italia ha «un problema di debito ma la via maestra per affrontarlo è la crescita ed è in questa direzione che dobbiamo concentrare i nostri sforzi». Compiti a casa fatti: «In tre anni il valore delle manovre è stato di 67 miliardi di euro, pari a 4,3 per cento del Pil». A meno di un mese dal passaggio del timone del semestre europeo in mani italiane, Padoan ammette che «senza un cambio di rotta, con crescita e occupazione in cima alle priorità dell’agenda di Bruxelles, si verificherebbe una situazione sociale molto difficile». Alla Corte dei conti che chiede un intervento fiscale meno selettivo, ha replicato il vice ministro all’economia Morando, che ha assicurato che l’intervento da 80 euro previsto dal decreto «non solo diventerà strutturale» ma nel biennio 2015/2016 ci sarà «un’ulteriore riduzione del cuneo concentrato sui costi d’impresa», fino a rendere il carico fiscale competitivo con i grandi Paesi dell’area euro. La revisione della spesa è però essenziale per portare avanti quella che per il governo «non è una politica di tagli ma uno strumento per favorire la crescita». L’esempio dei risparmi chiesti alla Rai per coprire il bonus fa capire bene la strada che l’esecutivo vuole battere. Il taglio di 150 milioni per la presidente Anna Maria Tarantola avrà un impatto considerevole sul bilancio che «verrà affrontato mettendo sul mercato una quota di RaiWay». E il sindacato resta diviso sullo sciopero dei lavoratori di viale Mazzini indetto per l’11 giugno. Cgil e Uil confermano la mobilitazione mentre la Cisl con Bonanni attacca: «Dietro ci sono persone che prendono alcuni milioni l’anno». Intanto il garante, che aveva dichiarato lo sciopero illegittimo, ha chiesto ai sindacati di riformulare la data, compatibilmente con le regole delle mobilitazioni dei servizi pubblici.