Mentre arriva un nuovo pignoramento per un milione e mezzo dal Consorzio industriale di Sassari
CAGLIARI Mentre sulla scrivania del direttore di Abbanoa continuano a piovere diffide, istanze di pignoramento e atti esecutivi si avvicina per la società che gestisce il servizio idrico nell’isola il giorno della resa dei conti: il tribunale di Cagliari ha fissato per l’8 luglio l’udienza di trattazione dell’istanza di fallimento proposta dal pubblico ministero nuorese Andrea Schirra e poi passata, per competenza territoriale, al collega cagliaritano Giangiacomo Pilia. La sezione sarà presieduta dal giudice Vincenzo Amato, che ha già sulla scrivania le memorie prodotte dalla Procura di Nuoro, quelle del difensore di Abbanoa, Giuseppe Macciotta, e dell’ufficio legale della Regione che si è affiancata alla società nel tentativo di salvarla dal capolinea giudiziario. Per il direttore Sandro Murtas e per l’assessore regionale ai lavori pubblici Paolo Maninchedda resta quindi poco più di un mese per tentare di rendere presentabili i conti di Abbanoa con l’aiuto indispensabile delle banche, cui è stata chiesta una radicale ristrutturazione del debito maturato in questi anni, vicino al miliardo secondo le visioni più negative, meno della metà a sentire i vertici della società, impegnati in un’intensa attività di recupero dei crediti che secondo l’avvocato Macciotta - come risulta dalle memorie depositate in tribunale - avrebbe dato già i suoi frutti. Al centro dell’udienza di luglio però non sarà soltanto il contradditorio sullo stato finanziario di Abbanoa e sulla solvibilità della società: le difese sostengono infatti che in quanto società a totale controllo pubblico la via del fallimento non è percorribile, tesi opposta a quella della Procura. Abbanoa, nella lettura difensiva dei fatti, sarebbe una società «incorporata» nell’ente pubblico, che in base alla legge non può fallire. Resta però da spiegare come mai da una parte la Regione consideri Abbanoa una costola di se stessa e dall’altra la bersagli di azioni esecutive. L’ultima per sei milioni e 763 mila euro, riferita al mancato versamento delle quote di trattamento di fine rapporto per i dipendenti ex Esaf ed ex Eaf. Ma su questi aspetti sarà fondamentale la valutazione del tribunale. Nel frattempo, è proprio il caso di dirlo, piove sul bagnato: stavolta è il Consorzio industriale di Sassari a bussare a quattrini alla porta di Abbanoa, già affogata in un mare di ingiunzioni. L’ha fatto con un atto di pignoramento presso terzi, vale a dire un pignoramento su somme che Abbanoa ha riscosso o dovrà riscuotere nei prossimi tempi. L’istanza - firmata dall’avvocato Stefania Spanu per conto dell’amministratore Franco Borghetto e depositata al tribunale civile di Sassari - riguarda un debito di due milioni e 41 mila euro maturato nei confronti del consorzio, di cui dopo la sentenza emessa dal tribunale il 14 marzo 2013 Abbanoa ha saldato solo una parte: 600 mila euro. Incassata la somma, il consorzio ha intimato ad Abbanoa il saldo dell’intera somma e il 31 gennaio scorso sono arrivati altri 200 mila euro. Poi più nulla. Da qui l’atto di citazione notificato a otto banche più Poste Italiane perché si sostituiscano ad Abbanoa a paghino il dovuto non appena sui conti della società regionale si dovesse manifestare la disponibilità. L’udienza è già fissata: si farà il prossimo 10 giugno. Resta infine il fronte giudiziario penale: ricevuta la prima parte della relazione elaborata dal consulente Giuseppe Aste, il pm Pilia procede per peculato, malversazione, falso in atti pubblici e abuso d’ufficio. Fino ad oggi non c’è conferma sulle iscrizioni al registro degli indagati di alcuni dirigenti. Da spiegare, l’uso per le spese correnti di una somma da chiarire - ora di parla di circa 200 milioni - che Abbanoa ha ricevuto dalla Regione per le opere infrastrutturali. I soldi sono finiti nelle buste-paga e in altre voci in uscita malgrado fossero strettamente vincolate all’uso indicato dalla Regione, con l’obbligo di custodirle e farle girare soltanto in conti correnti dedicati. Su questo punto i vertici di Abbanoa hanno spiegato di aver voluto garantire «la continuità aziendale», come dire di aver voluto salvare Abbanoa dal tracollo finanziario. (m.l)