Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Tempi lunghi per realizzare “Cagliari due”

Fonte: L'Unione Sarda
15 gennaio 2009

Su Stangioni. Tra burocrazia e sospetti di speculazioni al palo da tre anni progetti per 2.000 residenti 

La rabbia delle coop. L'assessore Campus: «La soluzione è vicina»

Nel 2005 il Comune sollecitò i piccoli proprietari a presentare progetti. Ma le risposte non sono arrivate.
«Questa è un'operazione complessa, che richiede collegialità, condivisione, il contributo di tante teste. O si fa così o non si può fare». Gianni Campus ha ragione. Perché una porzione di territorio di 250 ettari dove dovrà sorgere una sorta di Cagliari due - non meno di 2000 residenti - non si può pianificare per spot, a brandelli, per piccole lottizzazioni o palazzina per palazzina, come in passato. «Va pianificata nel suo complesso».
MARCIA INDIETRO Giusto. La questione è un'altra: questo ragionamento sia l'assessore all'Urbanistica, apprezzato docente universitario, che la Giunta e il Consiglio li avrebbero dovuti fare tre anni fa, prima di invitare i cittadini (con delibere datate fine 2005, metà 2006 e inizio del 2007) a presentare «entro 30 giorni» progetti di Piani di zona in tre aree di espansione individuate dal Puc: Su Stangioni, Terramaini e Fangario. Avrebbe evitato che circa 150 piccoli proprietari che possiedono 19,2 ettari nella collina dove ha sede il Centro servizi dell'Agenzia delle entrate costituissero tre cooperative (13 gennaio, Bithia e Sirio), spendessero tanti soldi per la progettazione di un nuovo rione mandando un pool di giovani ingegneri a Friburgo a studiare quartieri-modello, accendessero mutui esponendosi per centinaia di migliaia di euro.
TEMPO E DENARO PERSI Tempo e denaro spesi inutilmente visto che il loro studio di Piano di zona (115.777 metri cubi di edilizia sociale pubblica, 144 mila di residenze private con 750 appartamenti, 36.663 di servizi, 65 mila di verde, strade interne di collegamento) è iscritto da due anni esatti all'ordine del giorno del Consiglio ma non è mai stato discusso. La giustificazione di Campus, sollecitato sull'argomento giusto un anno fa, fu che il Comune voleva pianificare l'intera area di 250 ettari e non solo un fazzoletto di 20.
I SUPER ARCHITETTI Per farlo venne chiamato un gruppo di super architetti: Cesare Casati, docente a La Sapienza, Franco Landini, Dante Benini, architetto e designer con studi a Milano e Londra, Fabio Casiroli, docente di pianificazione dei trasporti al Politecnico di Milano, e Andreas Kipar, paesaggista già redattore del Piano comunale del verde. La collaborazione abortì a causa delle ristrettezze finanziarie. Così lo studio che pianifica l'intera area di 250 ettari è stato realizzato dai tecnici del Comune con i giovani ingegneri (Giovanni Casali, FabioStocchino, Alessio e Alessandro Lobina, Gesuino Ghiani e Alessandro Guarracino) che collaborano con i 150 proprietari, coordinati da un battagliero professore di Lettere in pensione: Giacomo Pisano.
FORSE OGGI IN GIUNTA «Credo che lo presenterò a brevissimo, forse già oggi, ai colleghi della giunta perché ne siano edotti e perché si avvii una discussione critica», informa Campus. «Ma siamo in una fase interlocutoria perché, definiti gli elaborati, ora c'è da verificare la coerenza con il Piano paesaggistico regionale. Se non ci saranno contrasti, il progetto delle cooperative sarà inglobato nel piano più ampio». Si tratta di capire, a questo punto, se terminata la discussione e inserite le modifiche che scaturiranno dal dibattito, lo studio avrà il supporto politico, prima in Giunta poi in Consiglio. E non è scontato.
LO SCETTICISMO Nel frattempo dalla severissima Direzione generale della pianificazione urbanistica territoriale e vigilanza ambientale della Regione è arrivato il sì al loro progetto, quello congelato in Consiglio comunale. «Non ci sono elementi di contrasto con la vigente normativa urbanistica», è scritto tra le righe dell'atto firmato da Paola Lucia Cannas.
Mario Cocco, presidente della cooperativa 13 gennaio (32 soci, la prima a rispondere alle sollecitazioni del Comune), spera che sia arrivato il momento di chiudere la partita ma non nasconde un sereno scetticismo. «Da anni ci dicono che siamo a un passo», rimarca. «Lo stesso sindaco si è impegnato ma non vendiamo i risultati e i nostri soci, che aspettano una casa, ci chiedono perché».
CASE LOW COST Il problema centrale è proprio questo: le citatissime case a costi accessibili per i 50 mila nuovi residenti, indicati nel Piano urbanistico comunale. Antonio Mattana, funzionario della Confcooperative e tra i piccoli proprietari coinvolti, allarga le braccia: «Il dialogo con l'assessore è sempre stato costruttivo e anche per questo abbiamo rinunciato a rivalerci anche legalmente nei confronti dell'amministrazione, come avremmo potuto. Abbiamo dialogato con pazienza, collaborato alla modifica dei progetti, viaggiato, limato, discusso perché comprendiamo le complessità, ma temiamo che qualcuno non voglia il nostro progetto. Spesso ci chiedono: “chi c'è dietro di voi?”, sospettando una grande speculazione. Invece no: siamo solo un gruppo di piccoli proprietari che hanno risposto a un invito del Comune», aggiunge Mattana, «e che hanno speso soldi e tempo per un unico obiettivo: avere una casa e contribuire a darla a quei cagliaritani che non si possono permettere costi proibitivi. Costi, sia chiaro, che negli anni sono aumentati».
L'IMPEGNO DEL SINDACO Sia in campagna elettorale che durante la conferenza stampa di fine anno, il sindaco Emilio Floris ha confermato la volontà di realizzare i piani per l'edilizia residenziale pubblica per consentire ai cagliaritani che lo desiderano di vivere nella loro città. Lo stesso Campus affermò cinque anni fa «ogni cittadino che ambisce a vivere nella propria città ha il diritto di farlo, indipendentemente dal censo». Ora spiega: «È un progetto complesso: c'è da studiare un sistema di trasporti, c'è da inglobare la rete del metrò leggero, può darsi che sia necessario dismettere l'ex inceneritore, siamo in un'area alluvionale (a San Lorenzo si pescavano le anguille), ci sono problemi di infrastrutture e di opere pubbliche». Tempi? Campus non si sbilancia. «Il dibattito e la partecipazione a un progetto così complesso sono necessari, non lo considero tempo perso. Non auspico dibattiti strumentali e fini a se stessi, ma contributi. E a un certo punto bisognerà chiudere». Quando? Difficilmente si vedrà il primo mattone prima di due anni.
SAN LORENZO Nei 500 ettari della piana di San Lorenzo, inoltre, Cagliari da anni progetta di tutto. Ci ha costruito un acquedotto, quello che alimenta l'impianto di potabilizazione di San Michele. Quando ha studiato il Piano urbanistico comunale ha previsto lì la collocazione della nuova Fiera, con lo spostamento dalla storica sede di viale Diaz, peraltro escluso dagli attuali vertici dell'azienda speciale. La metropolitana leggera promossa dalla Regione lì avrà alcune stazioni, con il beneplacito del Comune.
La piana di San Lorenzo - restituita totalmente al Comune dalla Regione e, pochi giorni da, dal Consiglio di Stato - è, infine, il luogo dove la Regione vorrebbe costruire il nuovo ospedale Policentrico, quello che gradatamente dovrebbe sostituire i comodissimi Santissima Trinità e Marino (alcuni reparti del San Giovanni di Dio sono già stati parzialmente trasferiti al Policlinico di Monserrato).
FABIO MANCA

15/01/2009