L'EVENTO. A Cagliari una serata da ricordare nel segno della generosità
Si commuove Gianna Nannini, piange Lella Costa. E non solo loro. Ecco il senso della serata: le emozioni girano veloci dal palco alla platea e viceversa. Riempiono una lunga (e fredda) serata tra Arena Sant'Elia, tv e radio. Qualcosa di sincero e sentito. Che va oltre l'esibizione gratis, lo spot per l'intera Isola (che pure c'è), e raggiunge il cuore della gente. La Sardegna colpita dall'alluvione chiama, anzi “chi_ama”, e l'Italia risponde. «Io ci sono» dice la Nannini, aprendo la maratona. E vale per tutti. «Grazie per la generosità», rispondono i tenores di Neoneli. Semplice, e niente retorica dei buoni sentimenti.
Se proprio si vuole trovare un difetto, parliamo rapidamente dell'Arena. Cinquemila spettatori presenti, ma trattandosi di beneficenza non si poteva costruire, almeno per la serata, qualcosa di più capiente? E non si potevano sistemare meglio gli impianti? Mancava il colpo d'occhio che l'evento meritava, con ampie zone vuote considerando che torri e torrette impedivano la vista. Misteri organizzativi. Eppure il concertone in fondo racchiudeva in una giornata tutto ciò che probabilmente non vedremo a Cagliari per l'intera estate. Qualcuno dovrebbe rispondere. A cominciare dal sindaco Massimo Zedda, ovviamente in platea. Per la cronaca c'era pure (in jeans) il presidente della Regione Francesco Pigliaru.
Serata sardo-italiana, dunque. Con un mix a volte intenso, a volte divertente, spesso sorprendente. Comincia subito la Nannini: dopo la classicissima “Meravigliosa creatura” canta - accompagnata da Gavino Murgia - quella che definisce (non a torto) «una delle più belle canzoni al mondo», “No potho reposare”. È il via bruciante di uno spettacolo che Geppi Cucciari e Neri Marcorè tengono saldamente in mano. E ce n'è bisogno perché gli intoppi tecnici non mancano, anche sul piano musicale. E qui si registrano veri pezzi di bravura: quando Mauro Pagani ha qualche problemino con l'audio, l'improvvisazione della show woman per riempire il tempo è ammirevole. Parla e inventa sulla sua adolescenza, da vera attrice. Ed è ancora la Cucciari a ricordare che la beneficenza serve a ricordare il dramma e i suoi colpevoli: piove anche «dove si è costruito troppo e troppo in fretta».
Non a caso sullo schermo scorrono le immagini del disastro e un anziano con gli occhi pieni di lacrime le rassume tutte. Anche quella della giovane con la maglietta dove si legge “le pecore salvate”: uno dei tanti episodi di generosità nei giorni del dopo Cleopatra. Scorrono pure le figure disegnate da Antonio Marras. E intanto Paolo Fresu, per dirla ancora con la Cucciari, è «un arredo permanente»: il jolly con la tromba, elemento in più di gruppi e solisti. D'altra parte il palco è pieno di gente che ha con lui rapporti di vecchia data. La stessa Costa, che legge un frammento di “Passavamo sulla terra leggeri” di Sergio Atzeni. E Ornella Vanoni, che «a differenza di Iva Zanicchi non è entrata in politica». Ma è proprio l'inossidabile a sfiorare l'incidente diplomatico: dice che preferisce la Sardegna alla Sicilia e in tv (ma c'è pure il collegamento con Caterpillar di Radiodue) è un peccato quasi mortale. Più tardi arriverà una bonaria rettifica.
Sono tanti i momenti da segnalare. Di sicuro l'arrivo di Marco Carta. Con “cartine” (e “cartone”) in visibilio, bandiere dei quattro mori (e faccia del cantante) al vento di maestrale. Quasi un'esplosione. Poi l'esibizione via video di Elio insieme ai tenores di Neoneli. E quella di Eugenio Finardi e Franca Masu con uno straordinario Luigi Lai alle launeddas.
E a proposito di emozioni, una delle sorprese della serata: Lavinia Viscuso (da Quartu). Suona con un bicchiere e canta con una splendida voce. La tazza le sfugge e chiede scusa. Dev'essere tremendo. Ma la ragazza ha carattere e regala un pezzo da ricordare. In una serata da ricordare.
Roberto Cossu