Rassegna Stampa

web Cagliari Globalist

Dal 2015 via il patto di stabilità

Fonte: web Cagliari Globalist
30 maggio 2014

 

Accordo storico fra giunta e governo Renzi

 

di Emiliano Deiana

Ci andiamo coi piedi di piombo. Pagare moneta, vedere cammello. Ma l'annuncio congiunto di Palazzo Chigi e del Presidente della Giunta Regionale può essere annoverato fra le buone notizie. Di cosa si tratta? Dell'annunciata cancellazione, dal 1 gennaio 2015, del Patto di Stabilità che di fatto "ingessa" il sistema economico isolano a vincoli di finanza pubblica al limite dell'assurdo. Un vincolo che non consente di spendere gli oltre 6 miliardi di euro di Bilancio Regionale, ma solo una sua parte residuale. Un vincolo che ingessa la macchina regionale, i sistemi degli enti locali e, di conseguenza, quelli produttivi. Il tutto amplificato da una dipendenza verso la macchina pubblica di una terra e di comunità sofferenti come le nostre. Il Presidente Pigliaru, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Del Rio e il Ministro dell'Economia Padoan hanno sottoscritto un accordo che prevede il superamento dei vincoli del Patto di stabilità e l'introduzione del pareggio di bilancio. Primo chiarimento: se il pareggio di bilancio fosse un qualcosa di indefinito, ma che vincola nuovi e misteriosi contenimenti della spesa la notizia da buona diventerebbe pessima. Se il pareggio di bilancio significa, come per gli Enti Locali, la quadratura fra entrate e spese sarebbe l'adeguamento di una forma di gestione corretta degli apparati pubblici al buon senso. Su quest'ultimo punto occorrerebbe avere qualche altro elemento per approfondire le incidenze sul sistema istituzionale ed economico della Sardegna. Su questo punto Governo e Regione dovrebbero far conoscere alla pubblica opinione tutti i particolari sui quali si baserà il nuovo regime: una frase non basta difetti a chiarire una vicenda che potrebbe nascondere sorprese amare. Nei comunicati stampa di Palazzo Chigi e del presidente Pigliaru non si fa accenno alla cd Vertenza Entrate e all'applicazione pedissequa dell'articolo 8 dello Statuto della Regione Sardegna che regola le entrate regionali né tantomeno sull'istituzione dell'Agenzia Sarda delle Entrate che dovrebbe curare, in Sardegna, la riscossione delle imposte e la restituzione delle parti residuali allo Stato. È del tutto ovvio che il superamento del Patto di Stabilità è un primo e importante passaggio che potrebbe consentire alla Sardegna di liberare molte delle proprie potenzialità inespresse. C'è difatti una maggiore e diffusa consapevolezza del fatto che in momenti di crisi occorre assumersi responsabilità nuove e più stringenti rispetto alla gestione della cosa pubblica; c'è di fatto un differente rapporto - o un ripristino di rapporti - fondato sulla leale collaborazione fra Regione e Stato; c'è infine l'idea che dalle crisi se ne esce tutti insieme e non uno per volta. Sul fronte interno ci sono da sottolineare alcune cose. Pigliaru è riuscito (se i dubbi dovessero dissolversi) dove Cappellacci ha sempre fallito. Fallì il Cappellacci che invocava il Governo amico e fallì il Cappellacci movimentista. In Sardegna sarebbe buona prassi non considerare alcun Governo come amico, ma come interlocutore. E al tavolo delle interlocuzioni più si è credibili e più possibilità di successo ci sono. La vicenda del Patto di Stabilità si interseca ulteriormente nel sistema di rapporti inter-istituzionali fra Regione e Enti Locali. I comuni della Sardegna - i 377 comuni della Sardegna, aggiungo - non sono "altro" dalla Regione: sono la Regione. Chi all'interno della Giunta Regionale pensa il contrario sbaglia clamorosamente. Chi pensa che la spesa del sistema pubblico sardo si basa sugli accentramenti e le concentrazioni, sui centri unici di spesa commette un errore ancor più clamoroso. Chi pensa di fare ingegneria istituzionale in Sardegna si farà la bua. Il bubbone si annida nella Regione: troppi dirigenti, troppi dipendenti, troppi sprechi, troppe inefficienze. La prima riforma da attuare dovrebbe essere non tanto quella degli Enti Locali, ma della Regione stessa. Una Regione che si impone di dimagrire, di delegificare, di sburocratizzare procedure che servono solo a mantenere apparati e attraverso gli apparati il personale politico al quale si sono fidelizzati. Senza queste mosse la soluzione della vicenda del Patto di Stabilità sarà solo un raggio di sole in una stagione di burrasche sempre crescenti. Al Consiglio Regionale e alla Giunta la scelta: accontentarsi di un raggio di sole o decidere di cambiare nel profondo la Sardegna.