Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Cento maioliche in costume sardo

Fonte: La Nuova Sardegna
30 maggio 2014


Al Teatro Civico di Castello l’esposizione “Eredità Lenci” fino al 29 giugno


 


Tra i collaboratori dell’industria torinese di giocattoli anche gli artigliani e artisti sardi come Giuseppe Biasi, Tarquinio Sini ed Eugenio Tavolara

di Daniela Paba

CAGLIARI Incarnato di porcellana, gote rosse, sguardo imbambolato, cappelli raccolti sotto cuffiette tradizionali. È l'immagine della donna sarda anni Trenta che ci consegna la mostra “Eredità Lenci”, inaugurata nelle sale del Teatro Civico di Castello dove resterà fino al 29 giugno. In esposizione più di cento ceramiche decorative, soprattutto donnine in costume sardo, che il tempo ha reso preziose per i collezionisti, distribuite in due sale, una dedicata al tema del folklore regionale, l'altra attenta a definire un contesto fatto di bellezze esotiche e nudini da boudoir. La mostra, curata da Annamaria Cabras e Antonello Cuccu, è frutto di una ricerca sul campo dedicata agli epigoni, eredi della prestigiosa tradizione delle ceramiche Lenci che, per motivi meramente commerciali, trattarono il tema regionale, fornendo alla borghesia sarda motivo di autorappresentazione secondo i canoni estetici nella seconda metà degli anni Trenta. Dalla tradizione dell'industria torinese di giocattoli (Lenci è acronimo di Ludus Est Nobis Constanter Industria) che vanta tra i collaboratori sardi Eugenio Tavolara, Giuseppe Biasi e Tarquinio Sini, questa seconda produzione, più popolare, non contempla maestranze locali se si escludono alcune opere di Alessandro Mola. La crisi economica degli anni Trenta determina infatti l'uscita degli artisti più importanti dell'industria torinese, alcuni dei quali si mettono in proprio dando vita a marchi di fabbrica presenti in esposizione: Ars pulchra, Le Bertetti, Essevi, Igni, Mola e Ronzan. L'immagine di Madonna con la cuffietta di Desulo, che Ciusa aveva trattato per primo, la donna ieratica che sfila nel costume di Atzara dipinta da Biasi, lasciano il posto a bambine vezzose, maternità campestri, sorrisi offerti come corbule, secondo il gusto del manufatto ornamentale per salotti domestici. Colpisce la vivacità dei colori, l'adesione a un bello bamboleggiante che veste in costume di Desulo perfino la regina Maria José, inserisce nel costume sardo un monile sulla fronte di chiara marca orientale, creando quell'esotismo di maniera che comprende il vecchio pastore sardo con la barba bianca e perfino la befana. L'Eredità Lenci oggi fa sorridere e intanto osserva, con sguardo d'intenditore, quello che qualche tempo fa sarebbe parso un soprammobile majolu.