Anticipazioni L'agroeconomista Segrè domani a Cagliari parla del suo libro “Spreco”
N on sprecare è il suo primo comandamento. Un istinto, più che una parola d'ordine. Andrea Segrè, classe '61, saggista e agroeconomista, guru riconosciuto della lotta allo spreco alimentare in Italia e in Europa si districa fra impegni accademici, campagne di sensibilizzazione, incarichi a salvaguardia della sostenibilità e idee geniali che suscitano l'invidia di molti: come l'ipotesi di allestire a Bologna un grande parco agroalimentare permanente «per spiegare a giovani e adulti cosa sono e come funzionano le filiere del cibo: la produzione, la trasformazione, la distribuzione, la vendita delle eccellenze agroalimentari italiane». Proprio da questa intuizione di Segrè è nato il progetto F.I.CO.: la Fabbrica Italiana Contadina che prenderà il testimone di Expo, da novembre 2015 al Centro Agroalimentare di Bologna, sarà griffata da Oscar Farinetti e si chiamerà Eataly World. «È un altro modo per ridare valore al cibo e far capire che il cibo non va sprecato, perché ha tanto valore. Anzi, di valori ne ha più d'uno: economico, ambientale, sociale, nutrizionale, sanitario, culturale, relazionale, conviviale, artistico, storico». Questo e altro c'è nel suo ultimo libro Spreco (Rosenberg & Sellier) che esce oggi e di cui lo stesso Segrè ne parlerà domani a Cagliari al Tiscali Auditorium alle 17,30 in occasione del convegno “Sardegna chi_ama”.
È un pamphlet?
«No, un volumetto che esce come preludio alla Giornata Mondiale dell'Ambiente che si festeggia il 5 giugno. Un vademecum sulle buone abitudini di consumo: uno screening di informazioni, dati, consigli e buone pratiche. Per cambiare verso allo spreco e fare il punto sulle iniziative di lotta allo spreco alimentare in Italia e in Europa».
Gli italiani sono spreconi?
«In questi mesi è aumentata la sensibilità, l'ultimo sondaggio realizzato dall'Osservatorio sugli sprechi alimentari Waste Watcher, di Last Minute Market/Swg. dice che il 7% degli italiani dichiara di aver diminuito lo spreco del cibo e aumentato dell'8% il consumo degli alimenti in scadenza, anziché gettarli. In soli 4 mesi la quantità di spreco settimanale è scesa da 213 a 198 grammi».
E i sardi?
«Sono sotto la media nazionale: il 55% non butta mai via cibo contro il 49% del resto d'Italia. Ma emerge anche una maggiore diffidenza, in Sardegna, rispetto al cibo prossimo alla scadenza: i sardi si fidano meno degli altri italiani di controllare l'effettiva edibilità del cibo, per valutare se consumarlo comunque. In compenso, più che altrove lo riutilizzano per nutrire gli animali».
Dov'è lo spreco dei sardi?
«Nel sondaggio spicca l'eccessivo acquisto di provviste “per paura di non avere abbastanza cibo a casa” e la tendenza a gettare il cibo anzitempo per aver acquistato cibi “sbagliati”, che non servivano o non piacevano».
Dunque, cibo e sostenibilità devono andare d'accordo.
«Sono un binomio imprescindibile per il nostro tempo. Con la pionieristica attività di Last Minute Market, spin off dell'Università Alma Mater, e con la campagna europea di sensibilizzazione “Un anno contro lo spreco”, abbiamo portato su scala europea un problema che non poteva più essere considerato questione solo nazionale. Ma in Italia ci stiamo muovendo con Pinpas, il primo piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare. Il 4 giugno lo presenteremo a Roma col Ministro dell'Ambiente, Gianluca Galletti».
L'Europa come ha risposto?
«Proprio da Strasburgo è ripartita la nostra campagna 2014. Siamo ancora nei tempi utili per cogliere l'obiettivo indicato nel 2012 dalla Risoluzione del Parlamento Europeo: abbattere del 50% lo spreco alimentare nei Paesi membri entro il 2025, e proclamare un Anno europeo contro lo spreco di cibo».
I Comuni cosa possono fare?
«Da un paio d'anni abbiamo lanciato Carta Spreco Zero, un decalogo di buone pratiche firmato da centinaia di sindaci italiani da Roma a Milano, Torino, Napoli, Firenze, Bologna, Palermo, Venezia».
E in Sardegna?
«Per ora solo i Comuni di Siddi e Villaverde».
Cibo spazzatura o cibo nella spazzatura: cosa è peggio?
«Il primo fa male alla salute dell'uomo, il secondo alla salute della natura. Ma le due “saluti” sono legate. Se si produce male e si consuma male l'impatto sull'ambiente è molto forte, il che si riflette sulla salute dell'uomo».
Sergio Naitza