L'OPERAZIONE. Pronti 82 milioni, ma è mistero sull'identità del fondo
L'avventura di Massimo Cellino alla guida del Cagliari potrebbe essere finita. Per un'ottantina di milioni, cifra ancora da definire, così come restano nell'ombra - forse per pochi giorni ancora - i compratori, quelli che dagli States avrebbero scelto il capoluogo sardo per sbarcare nel calcio italiano. Le incognite restano, e non riguardano solo l'identità del Fondo Usa (addirittura la società non è stata ancora costituita). Stridono alcuni dettagli dell'operazione. Per esempio l'affitto della sede di viale La Playa in coabitazione con il presidente uscente che manterrebbe all'ultimo piano un ufficio di rappresentanza, quasi a voler vigilare. E ancora i costi: sbilanciati? Eccessivi? E un dubbio serpeggia: davvero Cellino uscirà di scena del tutto?
Il tempo magari farà cadere il velo di mistero che in questo momento avvolge la trattativa per la cessione del Cagliari Calcio. Intanto arriva l'annuncio shock da Miami dove si è consumato l'incontro della svolta. Prima una stretta di mano, condivisa su Facebook, poi la benedizione presidenziale: «Sono felicissimo. Dio li benedica, ora saranno loro a lottare con la burocrazia». Cellino incorona così, virtualmente, i misteriosi investitori americani che dovrebbero sostituirlo alla guida del club dopo ventidue anni.
LA CRONACA Delano South Beach Hotel, albergo di lusso di Miami, ore 21 locali, le 3 italiane: allo stesso tavolo Massimo Cellino, con l'avvocato Giuseppe Accardi e il consulente Daniel Arty dello studio londinese Mischon de Reya, e l'architetto Dan Meis - nominato anche rappresentante ufficiale del consorzio di società americane -, col portavoce ravennate Luca Silvestrone e Jeffrey Cullen, consulente finanziario degli investitori. Cellino e Meis discutono per oltre due ore, prima della stretta di mano che sancisce l'accordo tra le parti e l'uscita di scena della Fluorsid di Tommaso Giulini. La ratifica dell'accordo è subordinata alla definizione della questione Sant'Elia, da portare a 16 mila posti, per poter iscrivere la squadra entro il 20 giugno. E così il portavoce del gruppo rientrerà oggi in Italia e domani sarà a Cagliari per incontrare il sindaco Massimo Zedda.
I DETTAGLI Se domani dovesse trovarsi un'intesa entrambi i legali si attiveranno per la stipula del preliminare di vendita e gli investitori verseranno una caparra di circa 10 milioni, un anticipo degli 82 offerti a Cellino. Non più 85, perché tra gli asset immobiliari non rientrano un appartamento da 400 metri quadri a Milano e, soprattutto, la sede di viale La Playa. «Pensavamo appartenesse alla SGS (la Sport General Service, società madre che gestisce il Cagliari Calcio)», giustifica la mossa Silvestrone, «ma il presidente Cellino ci ha detto che appartiene alla sua famiglia. Ci ha concesso di lasciare ai primi due piani la sede del club, in affitto, fin quando non la trasferiremo nel nuovo stadio. Mentre terrà l'ufficio con la sede della Eleonora Sport, al terzo piano». Mossa che alimenta i sospetti.
I DUBBI Sui nomi dei soci Silvestrone tace: «Parliamo di una decina di investitori, provenienti da tre fondi di investimento, con sede a Boston e Detroit». Mistero prossimo a essere svelato? «Se per lo stadio tutto andrà come speriamo, nei prossimi giorni organizzeremo una conferenza stampa a Cagliari, per le firme dei contratti, con la presenza degli investitori americani». Le cifre parlano di un investimento di 82 milioni per società, terreni di Elmas e centro sportivo di Assemini, e 85 per il nuovo stadio, più altri 100 per il decollo. «Il vero business è l'impianto», giustifica così le cifre folli il portavoce ravennate, «acquistare un club senza stadio di proprietà è una follia. La società che rappresento cercava un sito in Europa dove ci fosse un'amministrazione disponibile per la costruzione di un impianto di nuova generazione e una società in vendita».
Alberto Masu