IL COMMENTO. Quell'indissolubile rapporto morboso
L'auto pubblica, di tutti e di nessuno, a disposizione di chiunque negli stalli sparsi in città: a costo di apparire scettici, sembra l'ultima utopia, versione punto 2014 della città ideale teorizzata sui libri di filosofia.
La speranza è di sbagliare previsione, ovviamente. Ma oggi, sembra difficile che il cagliaritano medio, quello che usa le rotatorie per superare a destra l'automobilista ancora incerto, pronto a suonare il clacson un nanosecondo dopo lo scatto del semaforo verde, che usa le piste ciclabili come parcheggio e le corsie preferenziali dei bus come personalissima via di fuga dalla coda, rinunci a tutto questo. Soprattutto a salire in auto anche per andare a prendere il giornale all'edicola, cento metri da casa, magari per lasciarla in doppia fila.
Per non parlare del morboso rapporto che lega l'automobilista al suo giocattolo in lamiera: ci rinuncerà mai considerando che oggi il cagliaritano è uno di quelli che lava più spesso l'auto, trattata come se fosse un gioiello di famiglia?
Poi la considerazione più ovvia: basta un giorno a Milano o Roma per conoscere il vero infernale traffico metropolitano: due ore per raggiungere l'ufficio le mette in conto chiunque. A Cagliari no. Per questo è una delle città più belle e vivibili. Aspettando magari la nuova rete della metropolitana di superficie già capace di rivoluzionare il trasporto tra Monserrato e il centro.
Paolo Carta