L'ANALISI. Europee, in città l'ex governatore ha staccato Moi (M5S) e Cicu (FI) Voto,
Carta: premiata la politica comunale dei Democratici
La città che guarda all'Europa regala il trionfo a Renato Soru e al Pd ma concorre (con voti e percentuali nettamente inferiori rispetto a quelli tributati all'ex governatore e ai Democratici) all'elezione di Giulia Moi del M5S e del forzista Salvatore Cicu. In linea con il trend nazionale, i Democratici raccolgono in città il 39,9 per cento delle preferenze (22.904 voti) che spalancano per Soru le porte di Strasburgo. Tra il Pd e il Movimento 5 Stelle (secondo partito) c'è una differenza di 7.916 voti. In percentuale: 39,9 il Pd (il 35,35 in provincia) e 26,3 il M5S (33,50 in provincia). Terzo partito Forza Italia: hanno votato per Cicu 9.484 cagliaritani (il 16,5 per cento, dato uguale a quello provinciale). Elena Ledda, candidata di L'Altra Europa con Tsipras si è fermata al 6,4 per cento (il 4,93 in provincia per la lista) con 3.674 voti.
IL RICONOSCIMENTO Davide Carta, capogruppo del Pd in Consiglio comunale, ha seguito da vicino la campagna elettorale culminata con l'apoteosi di Soru. Il risultato lo soddisfa: «È stato un evidente, inequivocabile voto di opinione. Racchiude una valutazione politica data al nostro partito e al candidato Soru». Con una proiezione sulla politica cittadina? «Direi di sì. L'elettore sa come mandare i segnali: il voto al Pd e a Soru è una promozione per l'attività e l'impegno che il partito sta mettendo in campo nell'azione amministrativa». Avevate dubbi in proposito? «No. Ma registro che non c'è stato un voto ostile nei confronti nostri e della Giunta». Il M5S secondo partito. Ma non ha sfondato come sostenevano i sondaggi. Forza Italia staccatissima dal Pd: «Allineata al trend nazionale».
LE DIFFERENZE Giuseppe Farris, presidente del gruppo azzurro a palazzo Bacaredda, distingue: «È stato un voto per le Europee senza nessun riferimento alla politica locale, dove il centrodestra - com'è stato alle ultime regionali - vince nella sommatoria dei voti». Non è deluso per il 16,5 per cento: «Preferenze date per una competizione molto diversa da un confronto con caratteristiche e attese differenti come può essere una sfida per le comunali. L'elettore è sufficientemente maturo per distinguere: in queste elezioni il confronto si è di fatto ridotto alla sfida tra favorevoli o no all'euro, tra grillini e renziani». Le indicazioni e le esigenze dopo il voto: «È giunto il momento di aprire una cantiere del centrodestra per discutere non soltanto sui risultati ottenuti ma su quel che occorre fare per impostare l'azione futura».
L'EMERGENZA La lista Nuovo centrodestra - Udc ha avuto in città un risultato superiore rispetto a quello registrato in provincia: 3,3 contro 2,72 per cento. Poco per rallegregarsi. Gianni Chessa, capogruppo Udc in Consiglio comunale: «La verità è che non abbiamo fatto campagna elettorale. Quando lottiamo otteniamo almeno l'8 per cento e non un misero 3,3». Chessa non nasconde la polvere sotto il tappeto: «Nell'Udc serve subito un'inversione di tendenza. Spazio al rinnovamento e alle forze fresche senza rottamare l'esperienza dei più anziani». Cosa impedisce l'inizio del processo? «La conservazione, la paura di cambiare e allargare il partito al nuovo. Non abbiamo né una segreteria cittadina e né momenti di discussione. Non sappiamo neppure quanto abbia pesato negativamente il rapporto tra Casini e Monti».
Pietro Picciau