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La Regione si riprende le "sue" dighe: risparmi per 25 milioni

Fonte: web SardegnaOggi.it
28 maggio 2014

 

 

La Regione si riprende le "sue" dighe: risparmi per 25 milioni
La Regione ritorna in possesso delle dighe più importanti dell'isola, con l'approvazione di quattro delibere che fanno seguito a una legge regionale in vigore dal 2006. Si tratta degli invasi di Orgosolo e Sarroch (in costruzione), oltre al Flumendosa Sa Teula, Taloro e Coghinas. Pigliaru: “Portiamo avanti un percorso fermo da anni, c'è una legge chiara che permette di agire in questo modo”.

CAGLIARI - Il titolo della Legge regionale del dicembre 2006 spiega, se non tutto, molto: “Subentro della Regione nella titolarità delle concessioni di derivazione delle opere del sistema idrico multisettoriale regionale”. Ben prima dell'insediamento della giunta di Pigliaru, insomma, c'era già la volontà di rimettere in discussione la gestione delle dighe in Sardegna. Poi, gli anni sono trascorsi senza approdare a nessun atto concreto, eccezion fatta per due delibere del 2007 (quattro pagine con tutte le realtà multisettoriali, presenti anche le dighe) e del 2011 (dove vengono inserite tutta una serie di infrastrutture importanti).

Tra le voci previste dalla legge di otto anni fa spicca l' “equilibrio costi-ricavi della gestione”. E c’è anche uno squilibrio: l'Enas (Ente Acque della Sardegna )"costa" ogni anno circa 24-26 milioni. Questo perché, se la Regione ha stanziato 19 milioni per quest’anno, Enas ha un debito verso i Consorzi di bonifica per 11 milioni, e vanta un credito verso Abbanoa (da 2006 al 2013) per 56 milioni, legati alla fornitura di acqua grezza. Le dighe, da sempre, per quanto riguarda il settore “idroelettrico”, sono gestite dall'Enel. In alcuni casib poi “le concessioni sarebbero scadute”.

Dai dati forniti da Pigliaru e dall'assessore ai Lavori Pubblici Paolo Maninchedda si legge che “la produzione idroelettrica dell'Enel in Sardegna è pari a 550 GW annui, pari a circa 47 milioni di euro, oltre ai certificati verdi che valgono 6,6 milioni), mentre l'Enas, con quaranta MW annui, vale “circa 3 milioni”. Con la decisione della Giunta regionale, per la prima volta in tutta la storia dell’autonomia della Sardegna, si aprono altre strade: possibile il pieno controllo da parte dell'Enas, o un cartello tra pubblico e privato. L’ipotesi più probabile, ma non data per certa, è che Regione e Enel si confrontino sulla questione.

“Spesso lo sfruttamento di risorse naturali viene dato in concessione con meccanismi non ottimali. Il settore pubblico è essenziale per garantire un servizio efficiente. C'è una buona legge che regolamenta in materia di risorse e bacini idrici, portiamo avanti un percorso, lento, ma presente da anni”, spiega il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, “questa è un'azione per la Sardegna e contro nessuno, con aspetti delicati come la partita dell'idroelettrico”, osserva Pigliaru, nel rimarcare che “è tutto previsto dalla legge, siamo pronti a discutere con tutti i soggetti interessati”.

Entra più nel dettaglio Paolo Maninchedda: “La legge regionale del 2006 prevede che gli impianti idrici, costruiti con risorse pubbliche, passino al demanio della Regione, che subentra anche nelle concessioni. C'è anche l'alto aspetto di valore ambientale, culturale ed economico legato all'acqua in quanto risorsa. Stiamo agendo nel pieno rispetto della normativa, attuandola”, spiega Maninchedda, “ bisogna tenere conto anche del raggiungimento di un equilibrio tra costi e ricavi, è un obbligo di legge”.

Le dighe che tornano sotto il controllo della Regione sono cinque: la Flumendosa Sistema 6 Flumendosa Sa Teula, il Taloro, il Coghinas e le due dighe in fase di costruzione Cumbidanovu di Orgosolo (colpita dall'alluvione dello scorso novembre e oggi invasa dalla sabbia) e Monti Nieddu di Sarroch (oggetto di dispute e ricorsi).