I Popolari sono la prima forza in Europa ma non hanno i numeri per governare da soli. Il nuovo Parlamento Ue non ha trovato una bussola dentro le urne di domenica. La geografia politica di Strasburgo è cambiata, travolta dallo tsunami euroscettico che ha avuto due epicentri: Londra e Parigi. Ora per eleggere la commissione europea bisognerà trovare un accordo, secondo la formula tedesca della “Grosse Koalition”, in italiano le grandi intese: un patto tra Ppe, socialisti e liberaldemocratici. Non sarà un gioco da ragazzi.
I NUMERI Quella del Ppe stata una vittoria a metà: conquista 212 seggi (pari 28,23%) ma ne ha perso 62. Il Pse si ferma a 186 seggi (erano 196), facendo registrare il 24,77%, grazie soprattutto alla performance con il Partito democratico di Matteo Renzi in Italia (il 40,8%). I due gruppi (Ppe e Pse) avranno il fiato sul collo degli euroscettici. Sono diventati un plotone (140 seggi, seppure frammentati in varie formazioni non tutte omogenee) capaci comunque di scatenare l'inferno a Strasburgo.
FRANCIA L'exploit è stato quello del Front National di Marine Le Pen in Francia, risultato il primo partito con il 25,40%, davanti all'Ump dell'ex presidente Sarkozy. Ma, soprattutto, davanti ai socialisti di François Hollande, ancora sotto choc e increduli per il flop delle urne europee dove hanno racimolato appena il 14,5% delle preferenze. Hollande ha convocato ieri mattina una riunione d'urgenza all'Eliseo e in serata è apparso in diretta sulla tv francese: in un discorso di cinque minuti ha ammesso «la verità dolorosa» del risultato europeo, promettendo di «condurre in porto le riforme che i francesi non possono aspettare». La pasionaria dell'euroscetticismo comunque ha già annunciato d'essere pronta a dare battaglia a Strasburgo: già domani sarà nella sede del Parlamento per avviare i contatti necessari alla formazione di un gruppo, forte anche dell'alleanza con la Lega Nord in Italia.
LONDRA Un altro segnale di allarme per i vecchi equilibri di Strasburgo è arrivato dalla Gran Bretagna dove l'Ukip di Nigel Farage ha ottenuto il 29% delle preferenze, davanti ai Conservatori del primo ministro David Cameron - fermi al 24,2% -, con 16 eurodeputati. Seguono i laburisti, con il 23,7%, mentre dopo le amministrative, anche il voto per europarlamento ha certificato il crollo dei liberaldemocratici sotto il 7%.
BONN Frau Merkel si può consolare a casa sua. In Germania tiene la Cdu/Csu: il partito della cancelliera tedesca resta il primo con il 36,3% dei voti e quasi dieci punti di vantaggio sull'Spd (27,4%). Buono comunque l'esordio degli euroscettici della neonata Afd che raggiungono il 7%. La Germania, dove non è prevista soglia di sbarramento, manderà in Europa anche un deputato di uno dei gruppi neonazisti. In Olanda successo per la formazione xenofoba del Pbvv guidata da Geert Wilders (4 seggi); in Austria, la vittoria è andata al centrodestra, con l'Ovp (27,3%) ma i nazionalisti e antieuropeisti dell'Fpo superano il 19% dei voti. Ancor più netto l'exploit del partito anti-immigrati Danish People Party, in Danimarca, che ottiene il 26,2% davanti ai socialdemocratici, maggioranza nel paese (19,1%).
IL SUD EUROPA In Grecia trionfa Alexis Tsipras: la sua battaglia contro l'austerità imposta ad Atene dalla troika è premiata dagli elettori. Syriza è il primo partito greco, con il 26,5%, davanti a Neo Demokratia del premier Antoni Samaras (23,13%) e il Pasok del ministro Evangelos Venizelos (8,07). Fa risultato anche l'estrema destra di Alba Dorata, che ottiene il 9,3% dei voti.
In Spagna il Partito Popolare è in testa con il 26% dei voti e 16 eurodeputati. Ma rispetto alle ultime consultazioni perde oltre il 16% dei voti. A ruota seguono i Socialisti, fermi al 23% e in calo di 15 punti percentuali sul 2009. E se Izquierda Plural ottiene il 10% dei voti, i risultati migliori li fa registrare il movimento di sinistra Podemos appena nato. Ispirato agli “Indignados” si aggiudica quasi l'8% delle preferenze. In Catalogna invece si affermano le forze indipendentiste. Un altro segnale che in Europa niente sarà più come prima.
Antonio Martis