Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Gli orti sociali nell'ex cava

Fonte: L'Unione Sarda
27 maggio 2014

MONTE URPINU. Paolo Erasmo: facciamo agricoltura dove prima c'erano rifiuti

Professionisti e giovani disoccupati tra i 45 coltivatori


L'orto sociale è un luogo e un metodo. «Scriva pure una filosofia di vita». Monte Urpinu, ex cava: lo spaventapasseri mustajoni , alto e aria sospesa tra il sorpreso e l'accigliato osserva tutto e tutti mentre svolge il suo compito di muto (e immobile) vigilante. Gli fa compagnia una civetta, ospite stanziale dell'orto urbano immaginato e realizzato da Paolo Erasmo, ex sottufficiale in pensione dell'aeronautica (lavorava nel vicino deposito di Monte Urpinu), e da Tore Orto. Erasmo, 59 anni, di Terralba, è raggiante mentre fa da guida lungo il dedalo di stradine che isolano i lotti da venti metri quadrati assegnati ai 45 aderenti (professionisti, disoccupati, cassintegrati, pensionati) dell'associazione Agriculture.
L'AREA «Qui, prima di noi, c'era una discarica», spiega Paolo Erasmo. «Nell'agosto scorso abbiamo avuto dal proprietario Francesco Dondina, docente al Politecnico di Milano, un ettaro di terreno in comodoto d'uso gratuito, ed è cominciata l'avventura». Sono spuntati pian piano orticelli e sentieri. Dove prima regnavano immondezzai, sono fiorite le piantine nei tanti piccoli orti sinergici. Erasmo: «Il problema è l'acqua. Stiamo pensando di scavare un pozzo, nel frattempo i nostri soci la portano da casa per irrigare il proprio terreno». Principio d'oro: «Nulla si spreca, tutto si riutilizza».
LA TECNICA L'orto sinergico è nato dall'esperienza dell'agricoltrice spagnola Emilia Hazelip che ha sviluppato i principi della permacultura e dell'agricoltura naturale del non-agire di Masanobu Fukuoka. Cos'è? La commistione-incontro fra le piante (applicazione dei principi della permacoltura) e il rispetto dei meccanismi di auto-fertilità che si innescano nel suolo. Quattro i principi che Paolo Erasmo e Tore Orto insegnano ai loro soci: non lavorare la terra (niente aratura, né zappatura), non compattare il suolo (“non va calpestato”), non concimare (“fertilizziamo con una copertura organica permanente, ricreiamo ciò che accade in natura”), piantare in ogni aiuola almeno tre specie differenti di piante per attivare l'attività sinergica.
I BANCALI Le piante si sostengono a vicenda. «Per questo motivo», spiega il presidente di Agruculture, «piantiamo su ogni bancale - lungo 4 metri e alto 50 centimetri - almeno tre file di semi: una leguminosa (fissa l'azoto, nutrimento delle piante), una liliacea (aglio, cipolla) anti-batterica e un ortaggio. Coltivati anche alcuni fiori ed erbe aromatiche: «Aumentano lo sviluppo dei sapori di alcuni ortaggi».
LA SCELTA A meno di un anno dall'inizio dell'attività, l'Associazione può ritenersi soddisfatta. «Pensiamo di allargarci», dice Paolo Erasmo, «e occupare l'intera area a nostra disposizione. Chi si avvicina alla nostra associazione - tra questi medici, giornalisti, disoccupati, giovani e anziani, compresi tre stranieri - lo fa per varie ragioni.
L'agricoltura è considerata il mezzo attraverso il quale non solo possono essere soddisfatti i bisogni primari alimentari e quelli legati al piacere dell'assaporare ma anche un mezzo attraverso il quale si possono ottenere risultati sia di tutela del territorio e del paesaggio, sia di carattere sociale legati all'integrazione e all'inclusione sociale, sia di cura a livello psico-motorio».
Pietro Picciau