Cagliari è un gigantesco, sterminato, infinito e tristissimo cassonetto: e il Comune non c'entra, non ha colpe. Non ha colpe per le bottiglie vuote lasciate sui gradini della Mediateca, per i sacchetti abbandonati lungo i marciapiedi, per i depliant della posta pubblicitaria che lastricano il quartiere del Sole. Non ha colpe per i preservativi lanciati dai finestrini delle macchine ai bordi dello stagno di Molentargius e neppure per il campionario di rifiuti che riempie le cunette nel tratto dell'Asse mediano che immette sulla Carlo Felice. Dietro questa barbarie, che ha come peccato veniale i posacenere delle macchine svuotati serenamente sull'asfalto, non c'è servizio di pulizia che tenga. Questa città è riuscita a fare del trasporto pubblico un fiore all'occhiello ma non è stata capace di resistere a vecchie abitudini: sembra quasi che viviamo in una eterna notte di san Silvestro, via la roba vecchia dalle finestre, tanto domani passano gli spazzini. Non si capisce che la città è casa nostra e che paghiamo moltissimo per tenerla pulita. Dunque non c'è speranza: almeno fino a quando a Cagliari resteranno i cagliaritani.
Giorgio Pisano