Così come nel 2013, per la prima casa non si paga l'Imu (a meno che non sia un edificio di lusso). Invariate le aliquote per gli altri immobili.
Il calcolo resta complicato. Si parte dalla rendita catastale: per ottenere questo dato è necessario fare una visura catastale. La rendita deve essere rivalutata del 5 per cento (moltiplicate la cifra indicata nella visura per 1,05); all'importo così ottenuto deve essere applicato un moltiplicatore che varia a seconda della categoria dell'immobile: per i negozi, per esempio, è 55, per gli uffici 80, per le abitazioni 160. La cifra così ottenuta è la base imponibile su cui bisognerà applicare l'aliquota stabilita dal Comune.
Ce ne sono tante. Si parte dal 4 per mille per le prime case cosiddette di lusso (categorie catastali A/1, A/8 e A/9), con una detrazione di 200 euro. Pagano il 7,6 per mille le case concesse in comodato d'uso gratuito a figli o genitori e quelle affittate a canone concordato. L'aliquota dell'8,6 per mille riguarda le case concesse in comodato d'uso gratuito a nipoti, nonni, fratelli o sorelle e quelle affittate a canone libero. L'aliquota ordinaria, 9,6 per mille, si applica agli immobili di categorie A/10 (uffici, studi privati), C/6 (box e posti auto), C/7 (tettoie) e C/2 (magazzini, depositi) e D (alberghi, teatri, cinema, ospedali, anche, scuole e laboratori privati, posti barca: per questi il 7,6 per mille viene incamerato dallo Stato e al Comune resta il 2). Per le altre tipologie l'aliquota sale al 10,6 per mille. (m. n.)