Ultima regione in Italia per affluenza. Bene i Democratici vicini al 40%, staccano il M5S di 11 punti
Le prime proiezioni danno entusiasmo. Il governatore Francesco Pigliaru: «Uno splendido risultato»
di Umberto Aime w
CAGLIARI I sardi continuano a non amare l’Europa e si sa perché: da sempre la missione «andiamo a Strasburgo» è un’impresa impossibile e lo è per colpa della Sicilia. Anche se questa volta c’è chi spera nel miracolo dopo tre tentativi consecutivi (1999, 2004 e 2009) andati a vuoto. L’ultima conferma è arrivata alle 23 di domenica: nell’isola ha votato solo il 40 per cento degli elettori, con l’Ogliastra davanti nella classifica fra le province e Nuoro in fondo. Ma c’è un altro dato assoluto ancora più impressionante: fra le venti regioni la Sardegna è in fondo alla classifica dell’affluenza alle urne per le Europee. Il distacco dalla media nazionale è di oltre 16 punti: 56,9 contro il 40. Dunque, è andata persino peggio delle Regionali di febbraio in cui il blocco delle astensioni era stato appena al di sotto della metà e già allora era stato lanciato l’allarme. Ora è un’emergenza totale se la maggioranza dei sardi (quasi il 60 per cento) non si è presentato ai seggi. Seppure nei Comuni dell’election day, europee più amministrative, è capitato qualcosa di davvero singolare: molti elettori hanno votato per il Parlamento di Strasburgo, ma rifiutato la scheda per l’elezione di sindaci e consiglieri. Anche questo è comunque un altro segnale forte del distacco fra i cittadini e la politica, arrivata ormai a far vacillare persino quello che sembrava finora lo zoccolo duro della democrazia, le amministrative, appunto. Controsorpasso. Le prime proiezioni fanno sapere che il Pd si sarebbe preso la rivincita, netta, sul Movimento 5 Stelle, che nel 2013, alle Politiche, I’aveva annichilito: allora il 29,7 per cento i grillini, 25,1 ai democratici. Dopo il voto per le Europee, il Pd è ritornato in vantaggio e con un distacco netto: è oltre di 9 punti, 39,9 per cento i democratici, 30,2 i grillini.. Cioè: l’effetto Renzi ha funzionato bene anche nell’isola e forse la vittoria potrebbe essere frutto anche dell’onda lungo del successo del centrosinistra alle Regionali di pochi mesi fa. Promosso per la prima volta Renzi, è stato promosso di nuovo anche Pigliaru. Nel collegio delle Isole, l’exit poll dichiara: 36,1 per cento al Pd, 27,8 al Movimento, 17,7 Forza Italia, e oltre la soglia nazionale del 4 per cento solo altri due partiti, Nuovo centrodestra e Tsipras, che comunque non eleggerebbero un eurodeputato nelle Isole. Ripartizione. Se gli exit poll saranno confermati dai voti reali, gli otto seggi del collegio dovrebbe essere questa: 4-5 eurodeputati al Pd, 2-3 Movimento 5 Stelle, 1 Forza Italia. Se così fosse, Renato Soru del Pd potrebbe essere eletto visto che avrebbe conquistato il 70%, come preferenze, degli oltre 140mila voti conquistati dalPd in Sardegna. Se l’ex presidente della Regione è stato votato in Sicilia da 10-12 mila elettori potrebbe avercela fatta. Il governatore. Su Facebook, Francesco Pigliaru è stato il primo a commentare la vittoria del Pd. «Con questo splendido risultato che si annuncia, e col successo di molti movimenti anti-euro in giro per l'Europa, Renzi riuscirà finalmente a far ragionare i tedeschi e a togliere gli investimenti di cui abbiamo urgente bisogno dal calcolo del Patto di stabilità. O così spero, per il bene di tutti». I disubbidienti. Al di là della vittoria del Pd, in Sardegna hanno stravinto loto. Più che gli euroscettici tradizionali a ingrossare il fronte del «non voto» è stato soprattutto chi ha protestato per l’ultima bocciatura a Roma Parlamento del collegio unico, che avrebbe staccato la Sardegna dall’abbraccio mortale con i siciliani nell’attribuzione dei seggi fra le due isole. È nel centrodestra che questo fronte ha trovato le maggiori adesioni: i Riformatori, sostenuti da un folto gruppo di sindaci, e il movimento Unidos del deputato Mauro Pili (ex Pdl) protagonista di una marcia da un capo all’altro dell’isola. A sinistra sono stati il Fronte unidu e A Manca a sollecitare la disubbidienza. Infine, il voto del 25 maggio in Sardegna potrebbe essere comunque in bilico. L’Associazione in difesa dei diritti, sostenuto dal Psd’Az, ha annunciato che ricorrerà perché i sardi, come minoranza linguistica, sono discriminati dalla legge e questo ha scritto anche un giudice del Tribunale nel chiedere l’intervento della Corte costituzionale.