Secondo le proiezioni il Pd intorno al 40%, M5S tra il 22% e il 23%
Forza Italia crolla al 15%. Male Ncd, bene la Lega e la lista Tsipras
di Maria Berlinguer w
ROMA Clamoroso risultato del Pd di Matteo Renzi che secondo le prime proiezioni di diversi istituti sarebbe intorno al 40 per cento contro un Movimento 5 Stelle che arretra intorno al 22 per cento e Forza Italia che precipita al 15 per cento. Il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano resta a rischio di non superare la quota di sbarramento del 4%. Clamoroso sarebbe invece il recupero della Lega che sarebbe al 6,1 per cento. Potrebbe farcela anche la lista di sinistra Tsipras, data poco sopra il 4 per cento. «Se confermato è un risultato straordinario», dice Debora Serracchiani, vicesegretario del Pd, la prima a commentare i primi numeri, quelli ancora incerti degli exit poll diffusi da La7. «È un grande straordinario risultato di Matteo Renzi», aggiunge di lì a poco Lorenzo Guerini, vice segretario reggente, insistendo che la straordinaria affermazione del partito del premier servirà per completare il cammino delle riforme. I dati delle proiezioni comunque sembrano convergere almeno nelle tendenze generali. Per Swg il Pd è tra il 36,6 e il 38,8. contro il 23,3, 25,3 del M5S. «Sarà una lunga notte», commenta Paola Taverna, l’ex capogruppo M5S alla Camera. ma sul blog cominciano ad affluire i commenti disperati dei militanti grillini. Non solo non c’è stato infatti il temuto sorpasso del M5S sul Pd ma Matteo Renzi ha portato il suo partito oltre ogni più rosea aspettativa, a superare il record del Pd di Walter Veltroni che aveva raggiunto il 32,2% e in elezioni Europee che hanno segnato l’avanzata dei movimenti populisti. «Sono dati che nemmeno la Dc raggiungeva», commentano a largo del Nazareno,dove nella notte è arrivato Matteo Renzi che in tarda serata è partito da Firenze per rientrare a Palazzo Chigi. Il governo esce insomma decisamente rafforzato nonostante sia ancora a rischio il quorum per il Nuovo centrodestra. Certamente Matteo Renzi ha di che festeggiare e la sua strada sembra farsi all’improvviso in discesa. Il successo, già delineato dai primi exit poll ha via via assunto proporzioni storiche. Per i primi Exit poll diffusi da La7 il Pd era infatti al 33 per cento, comunque otto punti in più di quanto aveva portato a casa nelle ultime elezioni politiche guidato da Pier Luigi Bersani. E il temuto sorpasso del Movimento 5 Stelle non c’era comunque. Quanto a Forza Italia, Silvio Berlusconi è stato illuso dai primi dati che collocavano il suo partito intorno al 18%, una sconfitta secca, ma che avrebbe comunque lasciato la possibilità di continuare a contare. Con i dati delle proiezioni, che lo schiacciano al 15 per cento le cose si fanno decisamente più complicate. Certo, se davvero l’ex delfino Angelino Alfano non riuscisse a superare il quorum del 4 per cento, potrebbe almeno dimostrare che nessuno nel centrodestra ha un futuro se lo abbandona. Quanto ai partiti più piccoli non mancano le sorprese. La Lega nella nuova versione di Matteo Salvini avrebbe recuperato consensi, attestandosi oltre il 6 per cento. Tsipras, data per spacciata da quasi tutti i commentatori, avrebbe superato la fatidica soglia di sbarramento. Diversa la sorte di Fratelli d’Italia che invece sarebbe poco sopra il 3 per cento. Se la fotografia fatta alle 24 sarà ripetuta dalla spoglio delle schede dunque Renzi avrà da festeggiare un’investitura che darà benzina al suo governo. Intorno al 40 per cento avrebbe superato nettamente Walter Veltroni che incassò il 33,2. Tradotto in seggi, il successo porterà il Pd ad essere di gran lunga il primo gruppo nel socialdemocratici. Quanto al sistema Paese se le elezioni sono un termometro l’Italia può ancora rivendicare la percentuale di maggior affezione dei cittadini alla politica. Alle 19 aveva votato il 43 per cento degli aventi diritto ma secondo le stime dell’Europarlamento alla fine della festa la quota di elettori si dovrebbe attestare intorno al sessanta per cento, molto al di sopra della media europea. Questo sono elezioni europee ma è inevitabile immaginare una ricaduta italiana del voto. Anche le riforme dovrebbero essere agevolate da una vittoria che in queste proporzioni era stata profetizzata solo dallo stesso premier. Renzi potrà rivendicare sia dentro il suo partito che fuori il successo elettorale e far pesare anche con la minoranza interna la validità della sua linea. E anche nella maggioranza dove tanto Ncd che Scelta civica avevano chiesto di rivedere in parte riforma elettorale e riforma del Senato il peso del Pd e del premier sono destinati a crescere e a zittire eventuali mal di pancia. Soprattutto, da oggi, nessuno, salvo il Pd, potrà minacciare il ricorso alle urne.