Abbelliscono i luoghi, offrono servizi e posti di lavoro. Ma allora perché i punti di ristoro comunali sono chiusi? Perché, nonostante i guai, nessuno fa niente per rianimarli? Filippo Petrucci, consigliere comunale di Meglio di prima non ci basta e presidente della commissione Affari generali, attività istituzionali e informatica, giura di averle tentate tutte. Senza risultati.
«Tutti i locali sono oggi chiusi, niente lavoro e nessuna fruibilità da parte dell'utenza. Da molti mesi faccio notare in via informale la situazione che esiste per questi spazi. Da cittadino, prima che da amministratore, a me sembra che vi sia il rischio che ancora per un'altra estate tre spazi importanti non siano realmente fruibili, diverse attività produttive non siano messe in condizione di lavorare, ai cittadini venga negata la possibilità di usufruire di tre luoghi belli e piacevoli da vivere il giorno e la notte. Si perdono posti di lavoro in un momento di crisi nera, e restano chiusi luoghi di incontro e aggregazione che, fino a quando erano aperti, sono stati molto apprezzati dai cagliaritani di ogni età. L'apertura di questi locali ci aiuterebbe inoltre a diluire un po' le presenze notturne in centro storico», commenta amaro Petrucci.
Il consigliere comunale ha una proposta per il ristorante sul colle di San Michele. «Qui c'è il problema degli ascensori che prima si bloccavano sempre e ora sono rotti», c'è bisogno «di possibilità alternative di fruizione del luogo, permettere cioè alle auto l'ingresso al colle». (a. a.)