Storia e religione Un progetto di studio in vista della città capitale della cultura
E se le spoglie di Sant'Agostino, uno dei padri della Chiesa, il vescovo che ci ha lasciato in eredità le “Confessioni”, fossero ancora custodite nella cripta della chiesa a lui dedicata, a Cagliari? Non è un'eresia, ma una serissima ipotesi di ricerca e studio: nei 18 metri quadri, testimoni del passaggio del santo in città, nessuno ci ha mai messo il naso. Neppure per curiosità. «È incredibile - ammette disarmato il presbitero Francesco Tamponi, delegato dell'ufficio regionale dei Beni culturali della Cei - ma è così. Quello spazio è una capsula del tempo, sigillata, un libro di storia mai sfogliato che merita di essere letto».
Per il religioso è giunto il momento che Cagliari coltivi le sue ambizioni di capitale della cultura europea «mostrando gioielli preziosi come il sepolcro di Sant'Agostino», un modo intelligente per riaccendere i fari su un personaggio che svetta su tutto. Questo ha chiesto ieri pomeriggio padre Tamponi al convegno organizzato a Sa Illetta su “ I segni della memoria. Cagliari e il padre della Chiesa: Sant'Agostino, da un'assenza antica a una presenza futura ”, dove “futura” sta nel bisogno di ricucire scientificamente i pezzi di un avventuroso racconto, intrecciato coi fili della storia (documentata) e quelli della leggenda popolare, che ha sempre un cuore di verità. Perché questo sia possibile, Comune di Cagliari, Soprintendenza ai beni archeologici e Università non devono far altro che dare il via agli scavi archeologici nella cripta di Agostino. A cercare che cosa, se le ossa sono a Pavia, in San Pietro in ciel d'oro? «Ufficialmente. Ma chi ci dice che appartengano davvero al vescovo di Ippona?»
Il presbitero Francesco Tamponi non è un seminatore di dubbi a ogni costo; piuttosto un tenace ricercatore, impegnato a dare un senso logico a una storia con molti inciampi. «Tre anni fa - racconta - la Diocesi di Tempio affidò ai restauratori dell'Arcolaio di Pistoia, un prezioso reliquiario. I bravissimi artigiani mi raccontarono che avevano restaurato anche le vesti di Sant'Agostino, preziose reliquie del tesoro della Cattedrale di Cagliari. Tre preziose vesti liturgiche, una Casula, una Dalmatica e una Tunicella (che probabilmente ricoprivano il corpo o un simulacro-reliquiario), realizzate in lino e seta, ornate da inserti serici, provenienti dalla Cina e ascrivibili alla dinastia Tang . Questo indizio - incalza il sacerdote - apre una finestra, tra il 600 e l'800, spazio temporale compatibile con la permanenza del corpo di Sant'Agostino a Cagliari». Qui, racconta Fulgenzio di Ruspe, i resti giunsero dall'Africa, portati dai vescovi cacciati dai vandali, tra il 507-508. «Raccolsero quel che potevano, comprese le spoglie di Sant'Agostino».
Dove restarono fino al 772. Raccontano le cronache di Pietro Diacono e Beda il Venerabile che il re dei Longobardi, Liutprando, vista l'impressionante espansione saracena e il pericolo che preziose reliquie fossero profanate, mandò a Cagliari due emissari, a riscattarle e metterle al sicuro. «Perché si accontentarono solo delle ossa, pagate a caro prezzo, e lasciarono a Cagliari le vesti?» Domanda non peregrina. La vulgata ci dice che le ossa varcarono il mare e giunsero nella chiesa pavese di San Pietro in ciel d'oro, gestita da canonici regolari dove, tra il 1200 e il 1300, arrivò anche l'ordine degli agostiniani. Tra i religiosi, proprio sulle reliquie, si scatenò una furibonda polemica, durata secoli: i primi sostenevano che i resti fossero in una certa cappella, gli altri in tutt'altra. «Oggi le spoglie vengono venerate sotto l'Arca e la cassetta d'argento ha le croci di quell'epoca. Ma il contenuto?».
Ad aggiungere mistero a mistero, c'è un viaggio di due monaci che portarono con loro in Spagna, dopo averli trafugati, un pastorale con la madreperla e una mitra, insegne episcopali a corredo delle reliquie di Agostino. «Ho ripercorso il loro cammino - racconta ancora padre Tamponi - e ho trovato le ultime tracce, e le reliquie, a Valencia, nella Cattedrale, perdute tra mille testimonianze ben più famose, come il Santo Gral». Tutte tessere, mai raffrontate tra loro, di una storia straordinaria che ha l'epicentro sotto palazzo Accardo, a Cagliari. Diciotto metri quadri, custodi di grandi segreti.
Caterina Pinna