Edilizia, CNA: In 10 anni Sardegna più popolata, Regione costruisca case in edilizia convenzionata per aiutare nuove famiglie povere
Tra 10 anni in Sardegna ci saranno 32 mila nuclei familiari in più: le famiglie aumenteranno di 3mila unità all’anno e la maggior parte potrà contare su reddito medio inferiore a 18mila euro annui. Porcu e Zanda (CNA): La Regione rilanci urgentemente un adeguato programma di edilizia pubblica in modo da prevenire per tempo l’emergenza abitativa.
CAGLIARI - Nei prossimi dieci anni in Sardegna ci saranno circa 32mila famiglie in più con un incremento, tra nuclei di nuova composizione e estinzione di quelli esistenti, di 3mila nuove famiglie ogni anno. Quelle di nuova composizione saranno soprattutto famiglie appartenenti alle fasce di reddito più deboli con un reddito inferiore ai 18 mila euro annui netti che avranno grande difficoltà a trovare un alloggio. Questa drammatica proiezione – evidenziata da un recente studio della Cna Sardegna sullo scenario abitativo dei prossimi 10 anni in Sardegna - mette in evidenza la necessità impellente, secondo l'organizzazione artigiana, che la Regione rilanci per tempo un adeguato programma di edilizia pubblica e convenzionata specialmente nelle principali aree urbane, come sottolineano Francesco Porcu e Mauro Zanda, rispettivamente segretario regionale della Cna sarda e presidente della Cna Costruzioni, dove la tensione abitativa e le maggiori difficoltà di accesso al mercato edilizio rischiano di amplificare una crescente situazione di disagio abitativo.
Le famiglie in Sardegna. In base allo studio della CNA (che tiene conto dei dati anagrafici e dell’ultimo censimento della popolazione), in Sardegna risiedono attualmente 771.494 famiglie (corrispondenti a 1,634 milioni abitanti). Oltre il 55% si localizza nelle province di Cagliari e Sassari e un altro 10% nella provincia di Olbia-Tempio. Solo nel 24% dei casi la persona di riferimento del nucleo familiare ha meno di 45 anni, una percentuale che sale al 27% in Gallura e scende a meno del 20% nell’Oristanese. Si tratta di percentuali decisamente inferiori rispetto alle medie nazionali (intorno al 26%), a confermare la nota tendenza all’invecchiamento strutturale della popolazione regionale, particolarmente accentuato in alcune realtà locali, specialmente dell’entroterra. Nella provincia di Oristano, quasi il 41% delle famiglie fa riferimento a una persona con più di 64 anni.
Il reddito familiare netto. Il 22% delle famiglie sarde,158 mila, ha un reddito familiare netto inferiore a 18,2 mila euro (inclusi i fitti imputati, cioè il reddito derivante dal possesso dell’abitazione di residenza). Il 47% non raggiunge i 25,5 mila euro, ovvero il secondo quinto di reddito nazionale. Solo il 13,8% delle famiglie sarde nel 2013 ha registrato un reddito familiare superiore a 48 mila euro (l’ultima classe dei quinti di reddito nazionale), in linea con il dato complessivo del Mezzogiorno ma molto indietro rispetto al 24% di famiglie nel Centro-Nord.
Lo scenario decennale. Come già accennato, nel decennio che va da 2014 e al 2023 il numero delle famiglie residenti in Sardegna (numero dato dal saldo tra nuove famiglie ed estinzione di quelle esistenti) aumenterà di 32 mila unità, circa 3 mila ogni anno. In rapporto al dato demografico del 2013 il dato regionale (+4,5%) risulta in linea sia con le medie nazionali (4,1%) sia con le medie delle regioni del Sud (4,5%). La crescita più marcata è attesa in Gallura, con un aumento di oltre 6.400 famiglie, pari a quasi il 9% della popolazione del 2013, quasi il doppio del dato medio regionale. Una dinamica significativamente positiva si misura anche nella provincia di Sassari, mentre risulta nulla la crescita attesa nel Medio Campidano e marginale nel Nuorese e nel Sulcis-Iglesiente.
L’analisi della Cna. «Il mercato immobiliare della "prima casa" presenta nel nostro Paese e nella nostra regione caratteristiche peculiari rispetto al resto d'Europa – sottolineano Porcu e Zanda -: un'alta percentuale di prime case in proprietà, una bassa percentuale di case popolari, affitti elevati e una fascia intermedia di popolazione esclusa sia dai benefici dell'edilizia pubblica che dal mercato dell'affitto. La crisi economica, l'allungamento della vita media, il precariato giovanile e nuovi stili di vita (single, separati) tendono sempre più ad ampliare questa fascia intermedia.
Se si vuole ridare slancio all'asfittico mercato residenziale, che per anni è stato il motore principale di tutto il settore delle costruzioni, è necessario connettere questi nuovi bisogni a una nuova politica programmatoria che rilanci l'edilizia pubblica e l'housing sociale».
«Se si guarda infatti alla domanda abitativa primaria regionale nei prossimi dieci anni questa è quantificabile in circa 3 mila nuove abitazioni all’anno», dichiarano ancora Francesco Porcu e Mauro Zanda. «Considerando che nonostante la difficile situazione economica che ha impattato duramente sul settore edilizio negli ultimi tre anni la produzione edilizia in Regione è stata di circa 7 mila nuove abitazioni annue, è chiaro come l’analisi delle dinamiche demografiche descriva uno scenario piuttosto negativo per il mercato residenziale regionale. Il nostro studio evidenzia che la stragrande maggioranza delle nuove famiglie che si formeranno in Sardegna nei prossimi dieci anni (oltre 17.500) si concentrerà nella classe di reddito netto più bassa, ovvero inferiore a 18 mila euro. E’ evidente che per incapacità di accesso al libero mercato di affitti o compravendite, si tratta di una fascia di popolazione che fa riferimento alla componente dell’edilizia sociale. Per questo è necessario che la Regione preveda immediatamente un rilancio dei programmi di edilizia pubblica e convenzionata».
Secondo i vertici dell’associazione artigiana la questione assume particolare delicatezza specialmente nelle aree urbane principali di Cagliari e Sassari, dove esiste maggiore tensione abitativa e un più elevato livello dei prezzi. Viceversa, in altri territori (ad esempio nelle province di Carbonia-Iglesias, Oristano o Medio Campidano) la riduzione attesa del numero di famiglie nelle classi di reddito medio-basse, legata all’anzianità della popolazione, si tradurrà in una liberazione di alloggi che potrebbe contribuire a soddisfare la domanda sociale crescente delle fasce di reddito meno abbienti, composta principalmente da nuove giovani famiglie.