Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Ma lo Stato deve difendersi dai missili di Hamas»

Fonte: L'Unione Sarda
12 gennaio 2009

L'israeliano 



«Se si trattasse di manifestare contro la guerra, lo troverei giusto. Ma temo che, com'è accaduto in passato, vedremo cartelli in cui si parlerà di “genocidio”, “mattanza” o “pulizia etnica”: definizioni non collegate alla realtà».
Dan Malchi ha 59 anni, è ebreo, ha la doppia cittadinanza italiana e israeliana ed è il vicepresidente dell'associazione Italia-Israele: una quarantina di soci, di cui appena un paio di ebrei, gli altri tutti simpatizzanti della cultura e della religione ebraica e dello Stato israeliano «che da sessant'anni rappresenta un'istanza di modernità, di Europa, di Occidente in un mondo, quello mediorientale, dove questi valori vengono spesso visti con sospetto». L'associazione si definisce apartitica, apolitica e non religiosa: «Non facciamo proseliti - spiega Malchi - ci incontriamo per eventi culturali e promuoviamo concerti di musica klezmer. Quanto alle posizioni politiche, ogni socio ha le sue». Nato a Livorno, vive in Sardegna, a Sant'Antioco, da trent'anni: «Sono un ebreo laicizzato: non pratico, non vado in giro con la kippah (il copricapo tradizionale, ndr) ma conservo un legame con la mia religione».
In Israele ha vissuto per cinque anni: c'è andato nel 1967, subito dopo la fine della Guerra dei sei giorni, e c'è rimasto fino al 1972, quando è rientrato in Sardegna e ha conosciuto quella che sarebbe poi stata sua moglie e la madre di suo figlio. «La prima settimana sono stato mandato in Galilea, a potare pini. Poi sei mesi in un kibbutz, dove ci si divideva tutto e non esisteva la proprietà privata: certo, ciascuno conservava nella sua casetta, una uguale all'altra, i suoi ricordi personali, ma per il resto si faceva vita comunitaria: puro socialismo, un momento di idealismo che fa parte dei miei ricordi più cari. Poi tre anni di leva nell'esercito: un addestramento non mirato a fare di noi dei guerrieri d'acciaio ma uomini in grado di capire il mondo. L'ho fatto per volontariato: volevo dare una mano a uno Stato cui ero molto legato e di cui sono tuttora un estimatore, anche se non sempre ne condivido la conduzione. Ma lo dico subito: non sono critico sulla necessità dell'autodifesa e il diritto all'autodifesa. Anche se non condivido tutte le azioni».
E l'operazione Piombo Fuso scatenata nelle ultime settimane nella Striscia di Gaza? «Sono otto anni che dalla Striscia vengono lanciati razzi contro le città israeliane, e in un raggio sempre più ampio. Tre anni fa l'esercito ha abbandonato la Striscia, ma evidentemente l'autodeterminazione non è servita a far cessare le ostilità».
Più di 700 morti e 3.500 feriti: la reazione non è eccessiva? «Sono molto turbato dalle notizie delle ultime settimane, dalle vittime civili. Condanno episodi come il bombardamento della scuola, ma non si può tacere l'abitudine di Hamas di usare le zone più popolose come basi. Non ho una soluzione, non credo nemmeno che sia facile, per i capi militari, colpire gli obiettivi senza uccidere degli innocenti. Bisogna fare attenzione, girano tante voci prive di fondamento, come la faccenda del fosforo bianco».
Il problema, a suo modo di vedere, è Hamas: «Non vuole l'intesa, il suo obiettivo è la distruzione di Israele e per questo viene finanziato e armato dall'Iran. L'obiettivo di tacitare Hamas è condivisibile. E dispiace sentire tante voci, in Occidente, chiedere a Israele di sospendere le operazioni ma nessuna chiedere a Hamas di non tirare più i suoi razzi».
MARCO NOCE

10/01/2009