GIARDINI PUBBLICI. Rievocati i giorni tragici della Seconda guerra mondiale
Da una parte il gonfalone della città, dall'altra un bersagliere in alta uniforme. «Cagliari avrà presto un monumento dedicato alle vittime dei bombardamenti», annuncia il sindaco Massimo Zedda nel giorno del ricordo dei giorni bui della Seconda guerra mondiale. Ci sono già due ipotesi: palazzo Aymerich e via Fara. «Stiamo dialogando con i privati per cercare di far acquisire i lotti dal patrimonio culturale», rivela. «È nostra intenzione riqualificarli lasciando intatta la testimonianza storica».
CALIGARIS L'impegno del primo cittadino parte dai Giardini pubblici, l'occasione è la manifestazione “Portiamo un fiore al viale Delle Vittime del '43”, organizzata dall'associazione Socialismo diritti e riforme. «Vogliamo restituire alla città il senso della memoria», spiega la presidente Maria Grazia Caligaris. «Il tema dei diritti parte sempre dalla considerazione del passato». Sono trascorsi 71 anni dalle tragiche giornate che macchiarono di sangue il capoluogo sardo. La ferita è ancora fresca, il tempo non cancella il dolore.
TESTIMONIANZA Fotogrammi, 17 febbraio. «Papà era stato richiamato alle armi, ero a casa di miei nonni, in via sant'Efisio», racconta Gianni Dessalvi, 74 anni, stampacino. «Sentimmo il rumore delle bombe, mia madre portò me e mia sorella per strada, volevamo raggiungere il rifugio antiaereo di San Saturnino». Qualche istante di silenzio. «A venti metri dalla cripta mamma venne colpita dalle schegge, morì sul colpo, si chiamava Maria, aveva vent'anni». Restano i ricordi amari e «la cicatrice del piombo americano». C'era anche Pina, quel giorno, tra le stradine dietro il porto. «Mamma mi teneva in braccio, avevo un anno. Una scheggia mi colpì in testa. Un'altra alla gamba. Lei non c'é più».
LA MEMORIA Uno squillo di trombe dà inizio alla cerimonia. La voce solenne di padre Massimiliano, cappellano del carcere di Buoncammino, rompe il silenzio. «Non vi tedierò molto, sarò più breve del sindaco», scherza. «È più facile non ricordare, il carcere è una periferia esistenziale, anche la memoria può diventare parte di quelle periferie». Quattrocento tonnellate di esplosivo e una città tinta di rosso. «Uomini e donne uccisi senza un perché. Non l'ha voluto Dio, l'ha causato l'uomo». Conciso ma efficace. C'è anche un superstite a rievocare una storia non ancora chiusa. «Avevo undici anni, ricordo il rumore delle bombe, i morti per strada»: Gianni Dessalvi, ora ha 82 anni. «Non c'è memoria, Cagliari non ha un luogo che ricordi alla nuove generazioni il passato». Lancia un appello al Comune. L'impegno del sindaco è immediato.
Sara Marci