Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

L'industria culturale sul lettino dello psicanalista

Fonte: L'Unione Sarda
19 maggio 2014


Convegni Ieri e oggi a Cagliari il terzo incontro della rete nazionale “Città del Libro” 

 


O ra che i sardi hanno imparato a organizzare festival culturali, si domandano se è il caso di proseguire. O per dirla meno brutalmente: si interrogano, insieme agli altri protagonisti italiani della rete “Città del Libro”, sul rapporto fra eventi culturali e territorio. Proporre alla cittadinanza un weekend più o meno lungo di reading, incontri con gli autori, laboratori e dibattiti è una pratica bella o anche utile? È un lavoro di semina che nell'arco dell'anno successivo vede fiorire nuovi lettori e biblioteche e librerie più solide o il respiro di queste operazioni (generalmente di successo, anche se sempre meno sostenute dalla mano pubblica) è più corto di come ci piace immaginarlo?
Oggi gli agitatori culturali studieranno questo e altri temi in un seminario a porte chiuse con alcuni loro colleghi come Oliviero Ponte di Pino (Bookcity), Matteo Salvi (BergamoScienza), Gian Mario Villalta (Pordenonelegge) e addetti ai lavori come Flavia Cristiano (direttrice del Centro per il Libro e la Lettura) e Rossana Rummo (Direttore Generale per le Biblioteche, gli Istituti Culturali ed il Diritto d'Autore), con le conclusioni affidate al sottosegretario alla Cultura Francesca Barracciu.
Ieri invece, in un incontro aperto al pubblico nell'auditorium comunale di Cagliari in piazza Dettori, il popolo del libro ha ascoltato i suggerimenti e le analisi di Luigi Zoja, già presidente dell'International Association for Analytical Psychology. Tre i temi del suo intervento, aperto con una riflessione su come sia mutato il volto dell'Europa nella percezione dei suoi abitanti: da utopia generosa e scudo ideale rispetto alle oppressioni degli Stati centralisti a Leviatano sinonimo (o colpevole) della crisi economica che vede appassire le speranze individuali e l'entusiasmo per un progetto politico comunitario.
L'Italia - secondo asse del ragionamento di Zoja - intanto naviga in una profonda difficoltà culturale: un Paese che per i suoi vicini - e non solo - è sinonimo di età classica, di Rinascimento, di pensiero e bellezza oggi molto più che nel passato anche recente registra una disaffezione dalla lettura, una crisi sempre più marcata del mercato editoriale e dell'industria culturale in genere. È una novità allarmante o non, piuttosto, la conseguenza della strana fisionomia di questa nazione, storicamente diversa dalle altre per ragioni religiose (la supremazia del cattolicesimo e l'assenza di un movimento di Riforma), politiche (il bipartitismo imperfetto che ha impedito una reale alternanza), per le tendenze al populismo (che stanno tornando a galla), per le mai sopite e anzi sempre più nette divaricazioni nel corpo sociale (tra sud e nord, cattolici e laici, ceti ricchi e poveri).
Infine quella che si potrebbe definire la questione giovanile, con l'emergere di una nuova opinione pubblica tra le generazioni cresciute nelle prassi riflessive della comunicazione digitale. Dopo la generazione impegnata e quella indifferente - spiega lo studioso - si sta facendo spazio una minoranza di giovani che - per dirla con un'immagine simbolica - usa la bicicletta anche se ha i soldi per l'auto. Speriamo che trovi e spenda almeno quelli per i libri.
Celestino Tabasso