Protesteranno a Cagliari in Consiglio regionale contro i tagli ai trasferimenti
CAGLIARI Il livello di guardia è superato. I sindaci non ce la fanno più a tenere a bada la crisi, il dramma sociale sotto casa e poi sono strozzati dai vincoli del Patto di stabilità: hanno i soldi in cassa, ma non possono investirli, spenderli. La pazienza è finita. Fra tredici giorni, mercoledì 28 maggio, guidati dall’Associazione dei comuni, l’Anci, e con indosso la fascia tricolore, occuperanno simbolicamente il Consiglio regionale. A sollevare la voce della protesta, a decidere di scendere in piazza è stata l’ultima assemblea. Dalla riunione di Tertenia, i sindaci sono usciti con un ordine del giorno forte indirizzato alla politica regionale. Nel lungo elenco di contestazioni, c’è tutto: la rabbia per il taglio del Fondo unico, i trasferimenti dalla Regione ai Comuni, i 175 milioni bloccati per i limiti imposti dal Patto, le sforbiciate alle accise sull’energia elettrica. Quello dei sindaci è un quotidiano navigare a vista sempre più rischioso soprattutto quando non è possibile garantire neanche un minimo di servizi e sostegno sociale. Sono ogni giorno in prima linea, sono loro a sostenere l’impatto più duro della recessione su famiglie, pensionati e giovani. Come se non bastasse, devono fronteggiare un altro dramma: lo spopolamento dei comuni più piccolo soprattutto delle zone interne ormai «paesi fantasma e solo per anziani». La richiesta del 28 maggio sarà questa: «Se sono i Comuni a sostenere per primi il peso della crisi, agli stessi Enti locali dev’essere data la possibilità d’intervenire per rilanciare lo sviluppo. Basterebbero anche i cantieri comunali, impugnati invece di recente dal Governo, per dare qualche speranza in più a chi è stato licenziato, e ai disoccupati ormai di lungo corso. «Dobbiamo essere messi nelle possibilità – è scritto nell’ordine del giorno – di garantire alle nostre comunità la tenuta sociale insieme ai livelli essenziali dei servizi per i cittadini». Se il 28 maggio non ci sarà la scossa invocata dai sindaci alla Regione, aumenterà il pericolo della rivolta sociale, è stato l’appello finale dell’Anci. Le polemiche. Nella politica continuano le schermaglie sul Patto di stabilità dopo lo sconto di giovedì, in campo aperto, fra la maggioranza di centrosinistra e il centrodestra. Questa volta a incrociarsi sono stati i comunicati del senatore Luciano Uras (Sel) e del capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Pietro Pittalis. Il primo ha detto che lascia allibiti la levata di dell’ex governatore Ugo Cappellacci e dei suoi alleati: «In cinque anni – scrive il senatore– non sono riusciti a realizzare un solo atto significativo per ottenere risultati concreti sulla Vertenza entrate e il Patto. Mai hanno promosso un vero moto generale di protesta della società sarda contro lo Stato. Colpevoli di un disastro che il centrosinistra ha ereditato, oggi l’opposizione prova a predicare dal pulpito, ma sa bene che quando c’erano loro al governo la Sardegna ha perso solo miliardi». Inevitabile la replica di Pittalis: «È stata la giunta Cappellacci – si legge – a ricorrere e vincere davanti alla Corte costituzionale per la Vertenza entrate. Con noi l’accordo fra Prodi e Soru, è diventato realtà, mentre fino a quel momento il Governo aveva scaricato sulla Sardegna solo le spese. La verità – conclude Pittallis – è che il centrosinistra invoca le mobilitazioni, ma poi scappa a gambe levate davanti allo Stato».