Le guide saranno gli studenti del “Pertini” e della “Spano-De Amicis”
La necropoli ormai da anni fa il record di presenze
Massimo Zedda l'ha annunciato ieri, sarà affisso un cartello, all'ingresso dell'area archeologica di Tuvixeddu: la necropoli non sarà visitabile soltanto oggi e domani, per Monumenti aperti, ma resterà aperto anche in seguito, a oltranza, tutto l'anno, con visite guidate. Così come l'Anfiteatro. Parola di sindaco.
GRANDI NUMERI C'è grande attesa, per le visite guidate al colle che ospita la più grande e importante necropoli punica del Mediterraneo: in un solo giorno, durante le Giornate del Fai, nel marzo di due anni fa le circa duemila tombe fenicie censite attirarono diecimila visitatori. Tuvixeddu, in quell'occasione, fu il sito più visitato in tutta italia. Un successo straordinario, superato due mesi dopo per Monumenti Aperti 2012: tredicimila presenze. L'anno scorso, passato l'effetto sorpresa, furono solo quattromila, ma il colle rimase il più visitato di tutti i siti in città. Facile pronosticare un bis, oggi e domani.
PERCORSO Il percorso sarà lo stesso, un tour circolare per l'area. A fare da guide, gli studenti dell'Istituto professionale per i servizi sociali “Sandro Pertini” e quelli della “Spano-De Amicis” e i volontari delle associazioni Legambiente e Amici di Sardegna. Si può arrivare in zona viaggiando sulle linee 8 e 20 degli autobus Ctm.
PREPARATIVI Ieri i lavori fervevano, in via Falzarego: all'ingresso del parco, dove è stata installata una tettoia che a qualche visitatore ha fatto storcere il naso, un operaio lavorava al quadro elettrico. Oltre il cancello squadre di operai del Comune erano impegnate a spargere terriccio, rendere il posto più presentabile e metterlo in sicurezza: il posto è ancora un cantiere, e bisognava neutralizzare quanti più pericoli possibile.
CITTÀ DEI MORTI Quella che resta, a Tuvixeddu, è la città fenicia dei morti, databile al periodo fra VI e III secolo avanti Cristo: quella dei vivi sorgeva in riva alla laguna di Santa Gilla. Il colle è solcato dai tagli regolari delle sepolture, «costituite - avvisa la scheda di presentazione - da un pozzo di discesa, della profondità media di circa 3 metri, dal quale si accede alla vera e propria cella funeraria ricavata a monte. Di piccole dimensioni ed in asse con il pozzo, la cella ospitava uno o più defunti, accompagnati dal corredo ceramico (brocche, piatti, lucerne) e a volte dagli oggetti personali (scarabei, collane in pasta di vetro, amuleti di varia foggia). La porta della cella veniva poi chiusa da un lastrone di pietra ed il pozzo era riempito con il pietrame prodotto con lo scavo». Tra il 2004 e il 2007 sono state scavate o ripulite oltre 770 tombe, tutte comprese in un settore della necropoli che è stato per molto tempo in totale abbandono. Nonostante questo un certo numero di sepolture è stato ritrovato intatto. Gli oggetti, talvolta rari e di grande interesse scientifico, trovati al loro interno sono esposti al quarto piano del Museo archeologico nazionale.
IL PROGETTO EDILIZIO Il colle è stato al centro delle cronache a partire dal 2006, quando la Regione, guidata all'epoca da Renato Soru, impose lo stop al gruppo Nuova iniziativa Coimpresa, che fa capo all'imprenditore Giampiero Cualbu, che a Tuvixeddu stava realizzando un complesso edilizio da 272 mila metri cubi previsto da un accordo di programma del 2000. Secondo un lodo arbitrale confermato dalla Corte d'appello civile di Roma, per quello stop la Regione deve risarcire la Coimprese per 78 milioni di euro; al tempo stesso, però, il Consiglio di Stato tre anni fa ha riconosciuto la validità del Piano paesaggistico regionale varato dalla Giunta Soru, sul quale era incardinata l'interruzione dei lavori.
Marco Noce