Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il Comune restituisce l'Anfiteatro al pubblico

Fonte: L'Unione Sarda
12 maggio 2014

MONUMENTI APERTI. Il sito si potrà finalmente visitare ma il degrado resta 

Dire che è pronto per essere visitato è una parola grossa. Ma un luogo così bello, alla fine, farà lo stesso la sua bella figura. L'Anfiteatro romano è uno dei luoghi che più desta curiosità tra quelli visitabili nell'ambito di Monumenti Aperti, manifestazione che inizia oggi e proseguirà anche nella giornata di domani. Ma c'è più di una cosa che non va.
LE NOVITÀ Dal Comune hanno più volte fatto sapere, in questi mesi, che molti passi in avanti sono stati fatti. Una parte della legnaia, per esempio, è stata rimossa già da tempo. Vero, ma chi si ferma per ammirare il monumento non può non notare che gran parte del legno è ancora lì. E non è certo un bello spettacolo, perché è evidente il fatto che stia inesorabilmente marcendo, con alcune pedane che sono letteralmente bucate. Il lavoro per la riqualificazione del sito, va detto, è complicato e lento, perché la zona è molto delicata. È un'area considerata “sensibile”, per la quale il Comune deve coinvolgere passo dopo passo necessariamente anche la sovrintendenza, perché tutelare il monumento è un dovere, al di là della necessità di renderlo fruibile a cittadini e turisti il prima possibile. E il progetto è ancora ben lontano dalla sua conclusione.
IL DEGRADO Certo, le informazioni sul sito da visitare, come purtroppo in gran parte della città, lasciano a desiderare: la cartellonistica è vecchia e obsoleta, i pannelli sono scoloriti, in alcuni casi proprio illeggibili. E poi il gabbiotto in condizioni disastrose che un tempo ospitava il box office, quando il sito era utilizzato, fino a qualche anno fa, per i cosiddetti “grandi eventi”, che adesso sono stati spostati nello spazio di Sant'Elia. Sono tanti i turisti che tutt'ora si recano in viale Sant'Ignazio per ammirare il monumento, ma poi scoprono che è inaccessibile. La delusione è evidente.
L'AMBIENTE Una bancarella ieri pomeriggio era già stata posizionata all'esterno del monumento cagliaritano. I commercianti sperano di fare buoni affari: ci si aspetta un'alta affluenza non solo dei turisti, ma soprattutto dei cagliaritani che ormai da anni non possono più accedere all'Anfiteatro. Per il resto, la situazione non è cambiata più di tanto rispetto ai mesi scorsi: l'erba è curata solo in parte, nel senso che i giardinieri periodicamente vanno a sistemare le zone verdi e fanno quello che possono. Ma allo stesso tempo ci sono piante totalmente secche, e soprattutto alcune parti della vegetazione sono un immondezzaio, con bottiglie di plastica buttate da chi passa la notte in viale Sant'Ignazio e rifiuti di tutti i generi.
Una delle entrate è ricoperta dal guano; all'altezza di quelli che un tempo erano gli spalti, i gabbiani sorvolano l'area. Ben venga l'apertura dell'Anfiteatro per Monumenti Aperti, e per tre volte alla settimana durante l'anno. Il sito è splendido al di là di tutto, ma il contorno lascia ancora a desiderare.
LA STORIA Come è scritto anche nel sito internet ufficiale della manifestazione, L'Anfiteatro di Cagliari, il più importante tra gli edifici pubblici della Sardegna romana, si incunea in una valletta naturale alle pendici meridionali del colle di Buon Cammino. Centu scalas , (così era chiamato dai cagliaritani) poteva contenere oltre 10.000 spettatori, a fronte di una popolazione della Carales romana stimata in circa 35.000 persone. In epoca fascista fu scelto più volte per l'organizzazione di raduni del regime, e negli anni '30 fu eseguito un importante restauro. Qualche opera fu eseguita anche negli anni Ottanta, ma fu in previsione del Giubileo del 2000 che il Comune curò la realizzazione delle gradinate in legno, che hanno reso la struttura agibile per spettacoli di vario genere fino a qualche anno fa.
COME ARRIVARE Per arrivare sul posto si può prendere il bus, grazie alla linea 8. Le visite guidate saranno a cura del circolo didattico via Garavetti, di quello di Is Mirrionis e del liceo scientifico Pitagora.
Piercarlo Cicero