L’architetto Dan Meis affascinato dalla location del Sant’Elia e del centro sportivo di Assemini
CAGLIARI «Luoghi straordinari, impianti immersi in un contesto naturalistico fantastico». E ancora: «Uno stadio sul mare, una spiaggia metropolitana di nove chilometri, con gli stagni e le zone umide protette: scenari bellissimi». Dan Meis, con la traduttrice al fianco, è rimasto colpito dalla location del Sant’Elia. E suona quasi beffardo che Massimo Cellino, cittadino acquisito di Miami, prenda in considerazione l’idea di disfarsi del Cagliari dopo ventidue anni di gestione, grazie alla convincente ambasciata di un architetto del Colorado. Meis ieri è parso stregato. Polo nera, occhiali Oakley, jeans e fare disinvolto - ha gustato il vermentino e la frittura e la grigliata di mare del ristorante My Company - l’archistar che firma opere d’arte in mezzo mondo (palasport a Los Angeles, stadio a Doha per i mondiali del 2022, impianto polivalente a Manchester, progetto della Roma di Pallotta e altre strutture in Russia) ha ribadito un amore a prima vista appena entrato a Palazzo Bacaredda: «Lo stadio Sant’Elia è uno dei siti più interessanti che abbia mai visto. Presto presenteremo il progetto». L’applauso e la sciarpa rossoblù donatagli da un gruppo di tifosi accorsi in municipio, ha fatto il resto. «Da quello che ho potuto vedere penso a un impianto che abbia una connotazione fortemente identitaria e tenga presente la vicinanza con il mare». Meis è entusiasta. E si è espresso in termini lusinghieri anche con Giuseppe Accardi, legale di fiducia di Cellino, e i dirigenti del Cagliari, Paolo Caboni e Paolo Cutrano. Con Silvestrone, il gruppetto ha visitato al mattino il centro tecnico di Asseminello, il Sant’Elia e l’Is Arenas Stadium. Cellino? In continuo contatto telefonico dallo Yorkshire. L’architetto statunitense racconta di scelte «con forti connotazioni locali», materiali, disegni globali e prospettive «inserite nel territorio circostante. La Sardegna è una terra antica, ricca di fascino, favolosa per le caratteristiche ambientali. In siti del genere è davvero intrigante inserire qualcosa di importante». Curioso, attento ai dettagli, Meis ha dato la sensazione di essere l’uomo giusto al momento giusto. Non foss’altro per aver aperto una breccia nella nota ritrosia di Cellino. «Il nome del nuovo sant’Elia? No, non ci abbiamo ancora pensato. Considero una fortuna e un privilegio - ha aggiunto Dan Meis- poter lavorare a questo progetto. Che mi intriga moltissimo». Mario Frongia